Il debutto (seguiranno altri sei album) dei glammers/sleazers svedesi Crazy Lixx Loud minority, sebbene stilisticamente si inserisca dentro il canonico solco hair metal fine anni ottanta, ha dalla sua quella buona dose di entusiasmo che permette ai due leader, Danny Rexon (voce e chitarra) e Vic Zino (chitarra, nel frattempo fuoriuscito) di mettere assieme undici pezzi (la mia riedizione della Frontiers ha sette tracks in più rispetto alla release originale) trascinanti che sì, richiamano i Bon Jovi e i Kiss ottantiani, i Crue, i Guns più glam e chi più ne ha più ne metta, ma con onestà intellettuale e gusto.
Ne deriva che tra una Dr. Hollywood, una Make ends meet, una Death row e una Boneyard gli estimatori del genere possono tornare giovani per una quarantina di minuti.
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