lunedì 5 settembre 2022

Ministri, Carroponte - Sesto San Giovanni 2 settembre 2022

Raggiungo il Carroponte con qualcosa tipo un mese e mezzo di ritardo, visto che avrei voluto assistere al concerto degli Idle del 14 luglio ma una trasferta di lavoro in Piemonte me l'ha impedito.Stavolta non potevo mancare, troppe volte, per un motivo o un altro, non sono riuscito a vedere uno dei gruppi indipendenti italiani che più amo, i Ministri. Così, alla boia d'un Giuda, scopro del concerto la mattina leggendo le pagine milanesi di Repubblica, ed eccomi ai cancelli del Carroponte.
La prima cosa che noto, mentre il posto va riempendosi, è l'atmosfera molto rilassata, da festa, che satura la location. Si respira forte l'aria di comunità, c'è più di una famiglia con bimbi piccoli a rimorchio (che, con un effetto straniante, a sei anni cantano il repertorio della band), insomma, vibrazioni positive per un vecchio rudere del novecento come il sottoscritto.


Dopo l'esibizione degli opener Gazebo Pinguins, che ho brevemente intercettato, alle 21.30, acclamatissimi, salgono sul palco i nostri. Con le classiche divise che li contraddistinguono, per questo tour di colore bianco, attaccano Mammut (dall'album del 2013, Per un passato migliore), e si capisce immediatamente che c'avevo visto giusto: proprio di festa si tratta, con buona parte dei convenuti probabilmente all'ennesimo concerto dei Ministri ma che reagiscono come se fosse il loro primo. 
L'esibizione di Davide e Fede è da frontmen consumati, alla batteria Michele non è da meno. Componenti aggiunti un secondo chitarrista (il cui strumento, in tutta onestà non ho mai sentito, ma può essere colpa della mia posizione rispetto alle casse) e un tastierista. La setlist, com'è consuetudine verte molto sull'ultimo lavoro della band (Giuramenti) e sull'EP che l'ha preceduto (Cronaca nera e musica leggera), mangiandosi quasi la metà della scaletta. I due leader cercano spesso e volentieri l'interazione con il pubblico (anche per dare modo a Davide, che non si risparmia, di ripigliare fiato), e se non bastasse questa loro predisposizione e il fatto di giocare in casa, stasera c'è un'occasione in più: il quarantesimo compleanno di Federico, ripetutamente celebrato. 


L'ultimo pezzo prima dei bis è Il bel canto, e tutti sanno che sta arrivando il momento del liturgico stage diving di Davide, che infatti si sveste della giacca e degli orpelli, fa fare qualche giro attorno al gomito al cavo del microfono, attacca il pezzo in piedi tra il pubblico, e poi, senza mai smettere di cantare, si fa trasportare dalle fedeli mani della gente, in un momento che devo ammettere risultare più catartico ed emozionante che folle. 
Gli encores sono per i pezzi più amati, scorrono in sequenza Bevo, Spingere, Una palude, Diritto al tetto e Abituarsi alla fine, prima della quale, in modo un pò criptico, la band ringrazia i presenti annunciando che questa sarà l'ultima data per molto tempo a Milano. 

Stasera colmo una mia grave lacuna e vengo ricambiato con un concerto tosto, vibrante, emozionante. Probabilmente qualche anno fa (ehm...diversi anni fa) l'avrei "vissuto" ancora di più, partecipando a pogo e singalong sotto al palco, ma anche così è tanta roba. Non sono un hater dei Maneskin, penso di essere stato oggettivo nella mia analisi al loro ultimo album, tuttavia, e questo sì mi sembra profondamente ingiusto, non è che il rock in Italia non esistesse prima di loro. Per la miseria, se i Maneskin ricevono plausi e prime pagine a profusione, chi ha sulle spalle anni di gavetta durissima, attraversati con tenacia, sudore, passione, fatica, e grandi, grandi canzoni (a differenza di Damiano e pards) si meriterebbe una cazzo di statua equestre. Fategliela, ai Ministri. Tanto sono sicuro si divertirebbero a distruggerla.



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