lunedì 14 febbraio 2022

Mike and the Moonpies, One to grow on (2021)


Arrivati al giro di boa dei dieci anni di produzione discografica (sei album di inediti, un live e un album tributo a Gary Stewart), Mike and the Moonpies hanno raggiunto ormai una confidenza stilistica tale da permettersi di spaziare in lungo e in largo nei generi che affluiscono nell'americana, ma, al tempo stesso, di scrivere grandi canzoni country, riconnettendosi alla tradizione del brand. 
Il quintetto originario di Austin, Texas, non molla di un centimetro, e dopo quel gioiellino di Cheap silver and solid country gold si ripete con questo One to grow on, cui basta l'opener Paycheck to paycheck, un travolgente honky tonk, per attirare l'ascoltatore nella rete e tenercelo per le nove tracce e i trentadue minuti dell'opera. 

Il country, il folk degli stati americani del sud, fino, come detto, all'americana, si sa, si fonda su temi esistenziali, relazioni burrascose, stati di solitudine, malinconia, derive personali, il tutto annaffiato da riferimenti al bere e alla frequentazione di honky tonk bar (pensateci, ormai solo le canzoni di questo genere citano ancora, negli anni 20, il jukebox), tuttavia, dentro questa narrazione, i MATM spiccano per suggestione e senso delle liriche, e, pur oscillando tra introspezione (la bellissima Growin' pains; Rainy day) e spensieratezza (Hour on the hour; Social drinkers), mantengono una costante di evocativa malinconia, un disagio del vivere che sembra non avere soluzione. 
Una capacità non comune nell'affollato panorama country americano che, a mio avviso, posiziona la band sul podio delle migliori degli ultimi anni.


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