lunedì 8 novembre 2021

Bokassa, Molotov rocktail

Dopo un esordio che ha goduto nientedimeno che dell'endorsement di Lars Ulrich (Divide and conquer, 2017) e un "attesissimo" secondo album passato piuttosto inosservato (Crismson riders, 2019) , i norvegesi Bokassa, rispettando la regola autoimposta dei due anni di tempo tra un disco e l'altro, pubblicano il nuovo lavoro: Molotov Rocktail.

A sto giro la band abbandona quasi completamente l'afflato più propriamente thrash/stoner/metal, per concentrarsi su un sound che spazia tra le diverse incarnazioni del punk (pop-hardcore-straight) e il cosiddetto scandinavian rock degli anni novanta (Turbonegro su tutti). 
Lo si capisce quasi subito, dopo un breve prologo strumentale (Freelude), quando parte la scanzonata So long, idiots che si candida ad essere la dedica dell'anno verso quanti non ci stanno propriamente simpatici. Altrettanto corrosiva (e provocatoria) la successiva Pitchfork'r'us, con cantato alla Lemmy ed improvviso coro fanciullesco. 
Con lo scorrere dei brani si fa apprezzare la buona propensione dei norvegesi alle armonie, con incursioni nel groove metal mainstream e chorus quasi arena rock (Low and Behold; Burn it all), fino alla zampata finale del lungo Immortal space pirate 3 -  Too old for this shit, un bel "doomone" che resta l'unica sortita nel metal tradizionale. 
Molto bella, infine, la copertina "da vinile" riecheggiante il mitologico  Heavy metal (il film a cartoni animati del 1981).

Insomma, un disco che, come sempre più spesso ci capita, non sposta nulla nella storia della musica, ma che ha almeno dalla sua spontaneità e divertimento.

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