Cosa saresti disposto a fare se venissi licenziato a sessant'anni da un lavoro ben retribuito, con lo spettro di non poter fare fronte a due mutui e alle spese universitarie di tuo figlio?
Probabilmente qualunque cosa. Ecco perchè quando al brav'uomo Michael MacCouley (Liam Neeson), seduto al suo posto sul treno che prende tutti i giorni da dieci anni per l'itinere casa-lavoro, si presenta la distinta e affascinate Joanna (Vera Farmiga) con una proposta bizzarra: cercare tra i pendolari abituali un passeggero che non lo è e mettere un gps nella sua borsa, in cambio di centomila dollari, di cui 25k in anticipo, sale forte la tentazione di accettare.
Nemmeno il tempo di uno scrupolo di coscienza e la faccenda diventa più grave di quanto paventato, con i propri cari tenuti sotto minaccia e cadaveri disseminati tra i vagoni.
Il giudizio su questa pellicola va a mio avviso separato in due. Molto buona la prima ora di film, con una costruzione anche tecnica affascinate (l'incipit nel quale in pochi istanti il regista Jaume Collet Serra riesce a condensare il trascorrere del tempo dentro la routine di tanti pendolari), oltre che per un plot avvincente che richiama, anche per i momenti di tensione, atmosfere hitchcokiane, accompagnato però da una parte conclusiva inverosimile nella quale Neeson torna a fare il super eroe modello Taken con sequenze d'azione a mio avviso fuori luogo nel contesto.
Se facciamo media in ogni caso L'uomo del treno si guadagna un'ampia sufficienza.
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