giovedì 15 novembre 2018

Cliff Westfall, Baby you win

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Tipo interessante, questo Cliff Westfall. Born and raised in Kentucky, patria del blugrass, quando inizia a suonare si orienta al cowpunk, prima di lasciare la terra del whiskey e trasferirsi a New York, dove finalmente riesce a pubblicare il suo debutto Baby you win.
Cosa aspettarsi da un musicista del sud con precedenti in formazioni punk,  che si sposta nella grande mela e si avvale di un produttore (Bryce Goggin), abituato a lavorare con l'indie dei Pavement e il punk dei Ramones (ma anche con Anthony and the Johnsons)?
La risposta, imprevedibile, è un classicissimo album di honky tonk country, dalle melodie tradizionali e i testi rispettosi della grammatica richiesta, capace di rinverdire un genere tanto popolare quanto sputtanato.
Funziona tutto dentro questo album, dall'approccio vocale di Westfall, alle atmosfere fifties che rimandano a Wayne Hancock, al lavoro chitarristico, pulito e preciso, di Scott Metzger (Shooter Jennings, Phil Lesh), fino alla qualità sopraffina del songwriting, costante nei dodici pezzi della tracklist.
Se la copertina old fashioned ci introduce adeguatamente al mood del disco, i suoni languidi di It hurt her to hurt me ci confermano la cifra stilistica del lavoro, consolidata traccia dopo traccia (Till the right one comes along, una More and more che è lì in attesa di essere ripresa da Raul Malo), con passaggi che sconfinano nell'errebì alla Bo Didley (l'incipit di Off the wagon) e nel country 'n' roll (The end of the line).
Insomma, un debutto che deve far rizzare le antenne a tutti gli amanti del country.

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