Con una buona percentuale del rock moderno che si misura su elementi fortemente derivativi, quello che fa la differenza tra una band e l'altra è la qualità delle canzoni. Nessun rimprovero pertanto agli australiani Airbourne se hanno scelto di suonare come i conterranei AC/DC, piuttosto qualche critica se dopo due album convincenti come Runnin' wild e No guts no glory, con Black dog barkin' la loro formula ha cominciato a mostrare la corda.
Opportuno dunque qualche anno di assestamento prima di tornare in sala di registrazione per i lavori che hanno prodotto questo Breakin' outta hell, che ci regala una band in risalita e che già dalla copertina svela la passionaccia per l'hard rock e l'heavy metal degli anni ottanta.
L'ispirazione per la band di Angus Young continua a dominare lo stile dei fratelli Joel e Ryan O'Keeffe (rispettivamente chitarra solista/voce e batteria degli Airbourne), come testimonia la title track che apre il lavoro, ma già con la successiva Rivalry, sebbene si resti nella classica coerenza stilistica del combo, si affacciano sonorità immediatamente riconducibili alla prima metà degli ottanta, che tanto hanno dato all'heavy.
Il manifesto It's never too loud for me è un'altra frustata che promette di diventare un discreto anthem dal vivo, in ottima compagnia con le altre tracce del mazzo che non abbassano mai la tensione. In sostanza, se cercate una ballata strappamutande, guardate altrove perchè questi ragazzi non conoscono nemmeno il significato del termine.
Defenders of the faith.
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