Analogamente a quanto fatto con The Wire, David Simon crea fiction facendo perno attorno ad una città americana. E se in quel poliziesco, uno dei migliori di sempre, l'autore riusciva a stabilire un legame forte tra il telespettatore e Baltimora, prima ancora che con i personaggi, pensate quanto possa crescere l'empatia nel caso di una storia ambientata a New Orleans sei mesi dopo la devastazione dell'uragano Katrina.
Questo è Treme Un serial che riesce a contenere in se diversi aspetti delle produzioni televisive di qualità. Può essere considerato un instant tv movie, visto che racconta un periodo di storia americana molto recente (Katrina si scatenò a fine estate del 2005), o un docufilm, in considerazione delle ricostruzioni storiche, dei luoghi e degli avvenimenti che riprende; un'opera di denuncia, ma anche ottima fiction e, soprattutto, un veicolo straordinario per la musica e il folklore di quelle zone.
Tornando ai parallelismi con The Wire, Simon aveva ampiamente dimostrato di trovarsi a suo agio con una narrazione corale e lo stesso modus operandi è ripreso, e addirittura enfatizzato, in Treme, dove vengono proposti una dozzina di intrecci narrativi, tra storyline principali e secondarie, servendosi di personaggi straordinari, a volte realistici, altre più letterari, ma in ogni caso semplicemente perfetti.
Tra di essi, non posso che iniziare citando quel mostro di bravura che risponde al nome di John Goodman, del quale avevo perso da un pò le tracce e che qui interpreta Craighton Bernette, scrittore e professore di Inglese della Tulane University profondamente legato alla città (elemento questo che contraddistingue tutti i personaggi), ed estremamente critico verso le gravi responsabilità delle istituzioni locali in merito alla gestione preventiva e successiva della catastrofe. Goodman ci regala un character meraviglioso, appassionato ma anche cinico, dotato di un'intelligenza vivace, di un sarcasmo corrosivo, di una personalità debordante, amatissimo dalla moglie Toni, avvocato impegnata sul fronte dei diritti civili, anche lei parte importante della storia, e dalla figlia Sofia.
Da The Wire vengono poi cooptati Wendel Pierce (era il detective Bunk Moreland), nei panni di un suonatore di trombone tanto talentuoso quanto incasinato nella vita privata e Clarke Peters, che personalmente ho fatto fatica a ricondurre all'imperturbabile detective Lester Freemont rispetto al ruolo da sciamano (nella finzione dei costumi tradizionali sfoggiati al Mardi Gras e nella notte di San Giuseppe e nell'effetto lenitore che ha sulla comunità) ritagliato per lui in Treme. Anche Steve Earle, dopo The Wire, torna a recitare per Simon, interpretando un buskers (un musicista di strada).
Il che mi dà lo spunto per parlare di un altro dei pilastri fondanti della struttura di Treme, la musica. In ogni singolo episodio si prende una parte determinate della narrazione. Descrive momenti di gioia, di lutto, sottolinea passaggi cruciali o anche solo riempitivi, attraverso l'atmosfera che si respira nei club dove viene suonato il classico New Orleans Rhythm and blues (un compendio di soul, jazz e blues che pone in primo piano la sezione fiati ed il pianoforte) o attraverso la musica che fa da commento alle immagini. E' lunga la lista di artisti che hanno interpretato loro stessi lungo i dieci episodi della serie: tra gli altri Elvis Costello, Dr John, Irma Thompson, i Pine Leaf Boys e la deliziosa Lucia Micarelli, violinista italo coreana che ha un posto importante tra le storie della serie.
Poi, beh, c'è l'aspetto più incisivo di tutta la produzione. Quello della denuncia sociale delle istituzioni, a tutti i livelli, partendo da George W. Bush (al quale DJ Davis, il personaggio più leggero, "johnbelushiano", del lotto dedica un pezzo irriverente che scala le classifiche di vendita locali) al sindaco, all'esercito, alle abiette speculazioni immobiliari post Katrina. Attraverso la vicenda di Daymo Williams, detenuto scomparso dopo un arresto avvenuto a ridosso dell'uragano, viene brutalmente vivisezionata anche l'opera della polizia locale rispetto alla quale però c'è anche una sorta di indulgenza verso alcuni uomini che la compongono e che tentano di comportarsi onorevolmente.
La serie è arrivata alla terza stagione e, nel caso fin qui non si fosse capito, è da vedere senza esitazione. E' semplicemente incredibile che una produzione di questo valore non abbia, ad oggi, trovato una distribuzione italiana nonostante l'invasione continua sui nostri piccoli schermi di qualunque scoreggia arrivi dagli States.
Anche se questo aspetto almeno un elemento positivo in se lo racchiude: ti impone di gustare Treme in lingua originale. Il che, e ve lo dice uno che fino a qualche tempo fa preferiva i film doppiati, è un piacere nel piacere, fidatevi.