Negli ultimi trentanni c'è stato in pratica solo un breve periodo nel quale non abbia speso buona parte dei miei soldi per comprare dischi. E' successo alla fine dei novanta, quando ancora vivevo da solo e qualcuno(a) ha avuto la pessima idea di regalarmi la Playstation. Da quel momento ho cominciato a trascurare la musica e a dirottare guadagni e tempo su giochi e riviste del settore. Era l'epoca aurea della consolle Sony, che aveva massacrato la concorrenza anche grazie a titoli che hanno fatto la storia moderna (Tomb Raider, Resident Evil, Tekken, Doom, Crash, Driver, Final Fantasy, Metal Gear Solid) e che aveva intuito come il business dei videogiochi potesse diventare una miniera di soldi se applicato non esclusivamente ai ragazzini ma anche (e sopratutto) agli adulti. Quella sbandata per i games (non parlo di scheletro nell'armadio perchè ancora oggi molti miei coetanei passano le giornate sugli iperrealistici giochi moderni) è durata comunque poco, roba da un paio di anni al massimo. La cosa per me aveva perso di interesse al punto da non essere indotto in tentazione nemmeno dal fatto che da qualche tempo abbia comprato a mio figlio la Wii di rigore, probabilmente anche per il target da bambino dei giochi che fin qui gli ho preso.
Fin qui, appunto. Perchè la settimana scorsa non ho resistito e ho acquistato in una catena di giochi usati il titolo Guitar Hero con annessa chitarra/controller. Il titolo (uno dei più famosi) è anche vecchiotto, visto che comincia ad avere i suoi anni sulle spalle (il primo della serie è uscito nel 2005) ma per chi non l'ha mai provato e per un chitarrista fallito come me è un esperienza divertentissima. Sul manico della Kramer invece delle corde ci sono cinque tasti colorati, sul corpo uno switch per le pennate e persino la leva del vibrato. Sullo schermo scorrono i colori relativi ai tasti da premere per suonare (volendo anche in modalità bass player) noti pezzi rock (nell'edizione che ho comprato ce ne sono una sessantina, tra gli altri The one i love dei REM, Livin on a prayer dei Bon Jovi, Eye of the tiger dei Survivor). Avendo suonato in passato dopo un pò è abbastanza semplice prenderci la mano. Vedere invece Stefano che, spontaneamente, per la concentrazione di coordinarsi, muove il manico della chitarra su e giù mentre alza e abbassa i piedi come Angus Young è uno vero spettacolo.
Come era quel detto? Più si invecchia...
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