Normalmente sarei portato a pensare che Around the world sia un titolo fin troppo scontato per un disco dal vivo. Nel caso di Raul Malo però il giro in questione non è percorso solo sul tour bus, ma anche nella cultura e nella musica di buona parte del vecchio e del nuovo continente.
Il cantante di radici cubane (anche se è nato a Miami), accompagnato da una vera orchestra, propone infatti, lungo le quattordici tracce che compongono l'opera, diversi tributi a canzoni tradizionali latinomaericane ed europee, includendo a sorpresa anche l'Italia.
Raul Malo ha un talento vocale con pochi simili, nel panorama "leggero" della musica, è un tenore naturale che tocca picchi di tonalità non comuni. Partito misurandosi insieme ai leggendari Mavericks con il country, è con loro approdato al croonering (Music for all occasions, 1995) , in netto anticipo sui tempi e sulle mode degli ultimi anni che ci propongono languidi interpreti di pezzi d'altri tempi ad ogni piè sospinto. Ma avendo Malo anche la vocazione del loser, è rimasto chiaramente fuori dal successo del revival di questo genere, senza per questo smettere di interpretarlo, e anzi, allargandolo ulteriormente grazie alla contaminazione con una più ampia tradizione chansonnier, senza il timore di rischiare il kitsch o di abusare del tasso glicemico di sentimentalismo. Il tutto senza rinunciare all'altra sua grande passione, la musica latinoamericana.
Ecco la materia che compone Around the world, che arriva dopo il lungo iato con i Mavericks (che sta per essere interrotto, ma ci tornerò sopra) e a coronamento di una discografia solista che conta sei album.
L'album si apre con Indian love call (che per i cinefili è il pezzo che sta ascoltando in cuffia la vecchina con l'alieno alle spalle in Mars Attack ) e a seguire, inaspettato, l'omaggio al nostro Belpaese, con l'esecuzione in italiano, de L'appuntamento, vecchio successo della Vanoni. Ascoltare attentamente questa canzone, che chiunque abbia la mia età ha sentito almeno una volta, mi ha provocato emozioni intense che hanno superato le mie ironie giovanili sulla composizione, legate sopratutto al modo di cantare dell'Ornella.
Le altre tappe di questo giro del mondo in musica prevedono fermate in Francia (La vie en rose, cantata però in inglese); Messico (Besame mucho) e Cuba (Guantanamera). Altro pezzo, stavolta indirettamente collegato all'Italia è A man without love (Quando m'innamoro), canzone dai natali americani, ma che la nostra Anna Identici interpretò nel 1968 e che fa parte del repertorio storico dal vivo dei Mavericks (la suonarono anche al Rolling Stone di Milano nello storico concerto del 1998).
L'unico pezzo che non fa parte del repertorio solista di Malo è l'inevitabile Dance the night away, isolato successo dei Mavericks. Chiude la tracklist una traccia inedita intitolata come l'album.
Tutta la musica è soggettiva, in fondo. Ma Around the world, più di altri dischi, è il classico caso per il quale la forchetta del giudizio potrebbe allargarsi ai due massimi estremi, a seconda della sensibilità dell'ascoltatore. A seconda cioè che si consideri Malo un Julio Iglesias fuori tempo massimo o un chansonnier di grande talento. Indovinate un pò per quale parte della forchetta propenda io...
7,5/10
P.S. A distanza di dieci anni dall'unico album pubblicato negli anni zero e anticipato dall'EP Suited up and ready, il 29 gennaio uscirà In time, il nuovo, attesissimo, lavoro dei Mavericks.
3 commenti:
Attento, ti è scappata una O nel titolo
Corretto, grazie.
Anche se RAUL MAL aveva il suo
fascino... :D
tipo Mal dei Primitives?
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