Personaggino davvero particolare e unico Meshell Ndegeocello (all'anagrafe Michelle Lynn Johnson), artista che sfugge alle classificazioni e ai vincoli dell'industria discografica, muovendosi trasversalmente, ma sempre con grazia, tra un'infinità di generi che vanno dal jazz al soul, dalla dance al rock, dal funk all'errebì con un'angolazione che la vede a suo agio sia come leader che come session woman (al basso).
Se infatti è lunga un chilometro la lista di artisti con i quali ha collaborato (tra gli altri John Mellencamp, Madonna, Herbie Hancock, Rolling Stones, Basement Jaxx e Blind Boys of Alabama) è altrettanto corposa la sua discografia da solista, che conta, ad oggi, una dozzina di titoli in vent'anni.
Pour une ame souveraine è un progetto anch'esso molto particolare. Un tributo a Nina Simone, icona non solo della musica nera (dal jazz al soul passando per il blues) ma anche dei diritti civili della sua gente, nel quale la Ndegeoncello non si limita banalmente a reinterpretare un greatest hits della Simone, ma compie un approfondito lavoro di lettura dell'intera vita in musica dell'artista, tenendosi alla larga dalle hit più note (manca per esempio My baby just cares for me), ma andando in compenso a recuperare i brani di altri autori che Nina aveva interpretato, reinventandoli.
Così l'album si apre con una Don't let me be misunderstood che mai avrei pensato di voler ulteriormente ascoltare, visto che il pezzo, riproposto in tutte le salse, mi ha veramente sfrangicato le palle. E invece...Invece questa versione intima ed evocativa fa dimenticare all'istante tutte le altre. Stesso discorso per la travolgente rilettura di The house of the rising sun, traditional portato al successo degli Animals, qui proposto sotto forma di un funkettone scatenato, con il basso a slapparti via le budella. Felling good è invece un noto successo di Nina Simone, elaborato in maniera molto rispettosa ed evocativa, in un tripudio di good vibes che cresce dalla pancia ed arriva dritto al cuore.
Il disco è anche molto ricco di ospitate. Accanto a nomi meno noti, come la polistrumentista Tracy Wannomae (su See line women), il il folk singer americano politicamente impegnato Toshi Reagon o la giovane cantante soul del Tennesse Valerie June (impiegati su ben quattro pezzi: Real real e House of the rising son il primo, Be my husband e Black is the colour of my true loves hair - splendido - la seconda) si accompagnano quelli più pesanti di Cody ChesnuTT (To be young, gifted and black); Sinead O' Connor (Don't take all night) e Lizzy Wright (Nobody's fault but mine).
Percepisco Pour une ame souveraine come un disco fortemente voluto e frutto di un'ammirazione totale, sincera e non di maniera, per un'artista, Nina Simone, che, al pari di altre della sua generazione, ha usato il suo talento e la sua popolarità per La Causa.
S'intende chiaramente che Meshell Ndegeocello viva la sua professione nel solco di quell'esperienza, nonostante i tempi portino sempre più a derive individualiste e di esclusione sociale.
Per la parte prettamente musicale c'è poco da aggiungere. Disco meraviglioso.
8/10
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