Eccola finalmente la nuova trasposizione cinematografica dell'aracnide umano più famoso al mondo. Arriva a cinque anni di distanza dall'ultimo capitolo della trilogia di Sam Raimi, che aveva per la prima volta portato sul grande schermo le gesta dell'eroe Marvel. Dopo una prima fase nella quale gli studios americani avevano messo infatti in cantiere un ulteriore quarto sequel con gli stessi protagonisti (McGuire, Dunst) e nuovi personaggi (si vociferava di un John Malkovich/Avvoltoio) è subentrata quella che tutti i fans hanno vissuto come una doccia fredda: una ripartenza da zero con una produzione nuova di zecca che rispieghi da capo l'intera storia. Tradotto un bel reboot. Mano a mano che filtravano le indiscrezioni sul nuovo prodotto inoltre, emergeva l'orientamento della produzione per attori e regista giovani e/o emergenti, il che non faceva che deprimere ulteriormente le aspettative dei fumettari.
Dal punto di vista della storia, gli autori sostenevano di essersi ispirati alla rielaborazione delle origini di Spider-Man avvenuta grazie alla collana Ultimate, pubblicata dalla Marvel a partire dal 2001 (proprio in questi giorni allegata in volume alle uscite del sabato dei quotidiani della RCS), che ricollocava cronologicamente Peter Parker ai giorni nostri (invece che nei sessanta), ricalibrando tutto il contesto e la catena degli avvenimenti attorno alla Oscorp, la multinazionale di Norman Osborn/Green Goblin.
Il risultato qual'è? Beh il film in se stesso non delude. Ha un buon ritmo, personaggi adeguati, effetti speciali convincenti ed una trama avvincente. Dal punto di vista della fedeltà con il personaggio vive invece di alti e bassi. L'aspetto dell'umorismo di Spidey durante i combattimenti, ad esempio, è reso per la prima volta in maniera molto efficace, così come è felice l'introduzione degli amatissimi lanciaragnatele da polso. Per il resto insomma, ci si gode la proiezione lasciando a casa il divoratore di fumetti che alberga in noi, visto che vengono ignorati passaggi simbolici importanti delle origini del Ragno (il wrestling, la cattura dell'assassino di zio Ben) e che il costume, sarà anche più realistico, ma è un'altra cosa rispetto all'originale (e relativo Ultimate). Però vabè, qui subentrano anche le esigenze del colosso dei giocattoli Hasbro e quindi, it's just business, bisogna starci.
Alla fine probabilmente non ha più molto senso fare dei paragoni con i comics che abbiamo sugli scaffali del garage, visto che anche il primo di Raimi si era preso delle licenze rispetto all'originale (ragnatele prodote organicamente...brrr)e quindi ci troviamo nella condizione di avere un reboot del film di Spiderman che a sua volta era in qualche modo un reboot del fumetto originale.
Ok, basta seghe mentali. Il film è divertente. Il nuovo Parker (Andrew Garflield) è più giovane a magrolino che mai, Gwen Stacy (Emma Stone) un bijou. Lizard è bello tosto (Rhys Ifans nei panni di Curt Connors), lo zio di Peter è il miglior Ben Parker di sempre (con Martin Sheen si va sul sicuro!) e l'ormai immancabile cameo di Stan Lee è spassosissimo, mentre Norman Osborn, figura cruciale della saga, viene citato più volte ma non non viene mai mostrato, in attesa forse di trovargli l'interprete più consono per il sequel (previsto per il 2014).
Concludendo. So che non è un aspetto di cui andar particolarmente fieri, sono ben altri i valori importanti della vita, però tutta la passione che ho trasmesso a Stefano in merito ai fumetti e all'universo Marvel sta dando i suoi frutti. A lui il film è piaciuto, il lucertolone non gli ha fatto così paura (si è coperto preventivamente gli occhi con le mani giusto un paio di volte temendo il peggio), ma lo spasso sono state le sue dotte spiegazioni e le sue inattaccabili teorie a riguardo dei personaggi e delle varie situazioni del film, elaborate in sintonia con la continuity Marvel: un autentico spettacolo nello spettacolo.
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