Smoke and wine; I don't know; 7 months, 39 days; Trashville; Crazed country rebel; Mississippi mud. Sfilano tutti in sequenza e a velocità sostenuta i classici di Hank.
Già perchè una delle caratteristiche dell'artista è quella di non perdersi in troppe parole, fila via così spedito che sovente il primo accordo della canzone successiva entra sulla coda della precedente e normalmente la massima comunicazione che ci si può aspettare è l'annuncio del brano prima che sia eseguito. A Collegno III è andato oltre arrivando addirittura a chiedere un cheeeseee collettivo prima di scattare una foto al pubblico.
Al momento dei brani che prevedono il supporto del controcanto growling metto a fuoco la prima differenza sostanziale con il set di Lucerna. Manca infatti il cantante Gary Lindsey, che normalmente sale sul palco proprio per dare il suo contributo a pezzi come Rebel within, 3 shades of black, Long hauls & close calls, o P.F.F. che quindi vengono interpretati affidandosi al supporto vocale (adeguato, non c'è che dire, ma la presenza scenica di Lindsey dava un quid in più) del contrabbassista.In particolare P.F.F. (Punch Fight Fuck), il pezzo su G.G. Allin, arriva dopo una lunga invocazione da parte del pubblico.
Il set country arriva quasi a metà scaletta e ancora non è stato suonato alcun pezzo dai dischi più recenti (Ghost to a ghost/Guttertown), che qualunque artista normalmente inserito nel music biz avrebbe invece esibito ampiamente a scopo promozionale. Bene, lo spazio per queste canzoni (dal tiro oggettivamente diverso rispetto alle altre) è un mini set centrale nel quale vengono proposte con un arrangiamento più semplice dell'originale Day by day; Gutter town; Riding the wave; Troopers hollar;Outlaw convention; Ghost to a ghost e Dyin' day. In tutto sette tracce su un totale di una trentina sui due dischi pubblicati. Alla fine, ancora una volta, sarà Straight to hell (2006) il disco più suonato della serata.
Al termine di questo set infatti si riprende a correre con Thrown out of the bar; D Ray White;Country heroes; Not everybody's likes us; e poi Six pack of beer; I'll never get out of this world alive del nonno e altre due cover (un pezzo rockabilly tipo Good rockin' tonight e uno strumentale blugrass) fino al cumshot conclusivo di Dick in dixie. A questo punto Hank informa i convenuti che la parte country dell'esibizione è finita, io, afono e matido di sudore, ne approfitto per scrollarmi letteralmente di dosso un paio di tossici invasati che erano stati così premurosi da farmi compagnia per gli ultimi minuti dello show e mi allontano per prendere un pò d'aria e un sorso d'acqua, giusto in tempo perchè Hank e la Damn Band si trasformino negli Hellbilly e si apprestino a dare fuoco alle polveri del loro devastante psychobilly.
continua...
P.S. Nessun grande reportage fotografico questa volta. Quella postata è in pratica l'unica immagine decente che sono riuscito a scattare, principalmente a causa della poca confidenza con la digitale del telefonino e per l'assillo delle luci che sparavano sul pubblico. In compenso su youtube ho trovato il video con i primi due brani del concerto: Straight to hell e 7 months, 39 days.
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