Stavo per scrivere che la quinta stagione di Dexter è probabilmente una delle migliori della serie, quando mi è venuto in mente che probabilmente l'ho già detto per una stagione o due già trasmesse (qui tutti i post che ho dedicato al serial). Cosa significa questo? Beh, che gli autori del serial killer dei killer continuano a fare davvero un gran bel lavoro di scrittura.
Lasciatemi dire almeno che questa stagione (che io ho appena concluso mentre in USA è già ben avviata la sesta), è forse la più nera e violenta del lotto, ma anche quella che raccoglie meglio l'eredità degli esordi, in quanto a introspezione psicologica del personaggio, drammaticità della sua condizione e financo poesia di dialoghi e immagini.
Il tutto con un crescendo di tensione che mette la freccia e supera senza eccessivo sforzo molti (presunti) thriller cinematografici. Davvero gli incastri del finale (con un geniale e, almeno per una parte, inconsapevole scambio di "favori" tra i fratelli Morgan ) funzionano come un orologio svizzero tenendo in equilibrio suspance, dramma e sentimento (nei minuti conclusivi dell'ultimo episodio, Dexter, osservando le coppie felici di amici che lo circondano riflette: "lo fanno sembrare così facile. Legare con un altro essere umano. E' come se nessuno gli avesse detto che è la cosa più difficile al mondo") riuscendo a non ripetersi in situazioni analoghe ad altre nel passato (la soluzione del rapporto conflittuale con il detective Quinn non ricorre ai rimedi estremi adottati con l'investigatore Doakes, nella season 2).
Oltre al lavoro degli sceneggiatori il merito della riuscita del serial va equamente distribuito tra il cast storico e le new entry. Su tutte, è giusto segnalare la prova di Julia Stiles, attrice dotata di una bellezza non canonica ma permeata di grande empatia alla quale è stato affidato il ruolo più pregnante del telefilm.
Davvero una serie che non smette di stupire.
1 commento:
la sesta in USA è terminata domenica scorsa.
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