giovedì 31 luglio 2008

God is a concept,by which we measure our pain


L'esordio discografico del trentenne John Lennon, pochi mesi dopo l'epitaffio ufficiale dei Beatles (Let it be), è musicalmente interessante, anche se controverso.
John all'epoca si definiva un fottuto genio, era in rottura assoluta con i suoi ex-compagni musicali e celebrava il suo amore totale con Yoko Ono, al punto di citarla nel titolo del disco.

Plastic Ono Band conteneva alcuni classici della purtroppo breve carriera solista di Lennon, Mother e Working class man, e il manifesto dello stato d'animo di quel periodo dell'ex-beatle: God. Una canzone che trasuda provocazione, orgoglio ma anche un pò di infantilismo e di debolezza, oltre ad essere scritta in uno stile abbastanza scolastico, ma dal grande valore emotivo.

Un brano atipico, senza ritornello. Quasi due canzoni in una. Comincia con una breve strofa, poi parte una sorta di bridge con un elenco di personaggi o elementi simbolici, anticipati sempre dalla frase i don't believe in. In questa lista trovano posto tra le altre citazioni Kennedy, lo yoga,il mantra (hey, uscivamo dagli anni sessanta!), Gesù, Hitler,la magia. Le ultime tre posizioni sono occupate dai miti generazionali dei tre lustri precedenti al 1970, in rigoroso ordine di citazione, Elvis, Dylan (chiamato con il suo vero cognome, Zimmerman) e infine i Beatles. La canzone sembra fermarsi lì. Invece John riprende con un filo di voce per cantare che lui crede solo in se stesso. In Yoko e in se stesso. Poi rivolto probabilmente a tutto il mondo fuori dalla sua stanza l'ex beatle ribadisce che the dream is over, adesso lui è solo John, fatevene una ragione e andate oltre.
A me fa quasi tenerezza.


God is a concept
By which we measure
Our pain
I'll say it again
God is a concept
By which we measure
Our pain

I don't believe in magic
I don't believe in I-ching
I don't believe in Bible
I don't believe in tarot
I don't believe in Hitler
I don't believe in Jesus
I don't believe in Kennedy
I don't believe in Buddha
I don't believe in Mantra
I don't believe in Gita
I don't believe in Yoga
I don't believe in kings
I don't believe in Elvis
I don't believe in Zimmerman
I don't believe in Beatles
I just believe in me
Yoko and me
And that's reality

The dream is over
What can I say?
The dream is over
Yesterday
I was the Dreamweaver
But now I'm reborn
I was the Walrus
But now I'm John
And so dear friends
You'll just have to carry on
The dream is over

4 commenti:

Anonimo ha detto...

avevo notato che era nella tua playlist, infatti.
quando ero pischello mi regalarono il vhs di Imagine e lì in invaghii perdutamente di God, l'avevo solo lì e la mandavo in heavy rotation gustandomi le immagini di lui in barchetta e la sfilata dei personaggi citati nel gran finale.
fr al'altro è durissima capire quando dice Zimmermann : )

ti dirò che a conti fatti se la rileggo grazie a te, mi dico che è tutto semplicemente vero.
non così semplicisticamente, neppure.

ti attacchi a tutto perchè tutto ti fa crescere e poi raccoglio tutto quanto e lo riporti a casa e capisci che, come diceva qualcuno
"l'importante è qualcuno con cui t'addormenti la sera, il resto sono balle"

pezzo immenso, immenso.
al mio matrimonio verrà suonata e cantata da un coro muezzin, già lo so.

gli u2 ne fecero una parte 2.
più gay.
Mau

Filo ha detto...

In linea con quanto detto da Lennon stesso nell'intervista del 1971.
Ce ho letto grazie a te.

monty ha detto...

La mia curiosità infatti è nata proprio
da quella lettura, filo.

Maurino, ma lo sai che io (e questo
la dice lunga sulla mia sgangherata
diseducazione musicale) ho ascoltato
prima "il seguito" degli irlandesi
su rattle and hum che l'originale?!?

comunque god mi sembra una di quelle
canzoni imperfette ma dotate
di una misteriosa forza interiore,
che ti spinge al riascolto perpetuo...

Filo ha detto...

Angelo, scherzi?
Io ho scoperto OGGI che "God part 2" è il seguito di una canzone di John Lennon...