lunedì 12 giugno 2023

Recensioni capate: Rattlesnake Milk, Chicken fried snake (2022)



Texani di Lubbock, al terzo album, i Rattlesnake Milk dopo un inizio cowpunk si registrano dentro un mood sonoro meno anarchico, ma che resta, nelle liriche, fermamente ancorato a tematiche ribelli, propriamente outlaw. Si viaggia pertanto dentro storie borderline, di vite alla deriva, di pistole, famiglie disfunzionali e, ovviamente whiskey e vite di strada. Il sound è cementificato con la slide guitar (di Andrew Chavez) che già di per sè ha il sapore ferroso della strada, della sabbia, della sconfitta. Ci canta sopra Sean Lewis e bastano un paio di strofe, ad esempio di On the road o di .38 special, per realizzare che dalla sua ugula non potranno mai uscire versi zuccherosi e spensierati. Un disco che può far affiorare apparentamenti con le cose soliste di Mark Knopfler, ma che suona più fresco, urgente ed autentico della roba dell'anziano ex leader dei Dire Straits. Unica pecca, ma per altri può essere un valore, un brand, la monoliticità dei pezzi, che quando arrivi alle ultime tracce può saturare un pò. Gran bel disco, anyway.

giovedì 8 giugno 2023

Recensioni capate: Tra due mondi (2021)

Tra due mondi è senza dubbio un film anomalo. Girato dallo scrittore Emmanuel Carrere (Limonov), tratto dal libro denuncia di Florence Aubenas sulle condizioni di lavoro del sottoproletariato francese e fortemente voluto dalla protagonista Juliette Binoche, sostanzialmente unica attrice professionista del cast, il progetto avrebbe potuto trovare più di un ostacolo sulla sua strada. Invece, al netto di qualche incertezza, la pellicola raggiunge il suo obiettivo, che non è solo quello di mostrarci senza pietismi la vita precaria, stremante e senza speranza di un gruppo di lavoratrici delle pulizie, e quindi ragionare ancora una volta sugli effetti del capitalismo, ma quello di evidenziare le enormi, incolmabili differenze (di classe) di due mondi, persino con chi (la Binoche, la cui protagonista è un'esponente dell'intellighenzia di sinistra), del mondo di sotto entra a far parte per un periodo, ma con secondi fini. In questo senso il finale del film, amarissimo, è semplicemente perfetto.

Sky Cinema

lunedì 5 giugno 2023

Guardiani della galassia vol. 3 (2023)


Da tempo ho perso qualunque tipo di interesse per le produzioni del Marvel Cinematic Universe. Sarà sicuramente perchè ormai ho una certa, ma non si può ignorare l'evidente  caduta a picco del livello qualitativo dei film, deflagrata, a mio avviso, dopo Avengers Endgame in una ridicola farsa nella quale il bilanciamento tra epica, dramma e, appunto, demenzialità è definitivamente saltato verso quest'ultima. E, a mio, avviso, la "responsabilità" di questa deriva è indirettamente da attribuire proprio a James Gunn, che, dieci anni fa, con il primo capitolo de Guardiani della Galassia ha introdotto nel MCU questa modalità di intrattenimento, da lui ampiamente sperimentata nel corso di tutta la propria carriera, dalla Troma a Super - Attento crimine!!! 
L'errore della Marvel, dopo il successo enorme del primo dei Guardiani, fu pensare che la formula potesse essere replicata da chiunque, come se, e scusate il paragone improprio, bastasse fare un film sulla delinquenza giovanile per replicare il Kubrick di Arancia meccanica. Da qui lo scempio dell'ultimo lustro, e basta riguardare i primi film Marvel (gli Spider-Man di Raimi, gli X-Men di Singer, i primi Avengers, Iron Man, etc. ) per rendersi conto della distanza siderale con gli attuali prodotti usa-e-getta.

Quindi. Non vado più al cinema per i film Marvel. A parte qualche significativa eccezione. Quando cioè dietro al progetto c'è un regista autentico e non un impiegato intercambiabile. Così è stato per il Doctor Strange di Raimi e così è per James Gunn, che chiude meravigliosamente, anche in modo melodrammatico (ma senza rinunciare mai all'ironia) questa storia di una formazione di eroi totalmente improbabile e di quinta fascia ai tempi dei soli fumetti. 

L'incipit chiarisce subito come il taglio del film, a differenza dei due capitoli precedenti, sia orientato alla malinconia, con Rocket che ascolta la depressiva Creep dei Radiohead mentre cammina solitario lungo le strade della città satellite, base dei GDG. Da lì, e nel corso degli eventi della storia, comincia il flashback sulle dolorose origini del procione (sì, procione, e non tasso). Questa è la parte della pellicola in cui Gunn si raccorda maggiormente col gotico, con il filone horror del "dottore pazzo", ma anche con la capacità che aveva la Disney di intenerire con personaggi buffi e deliziosi. Nel farlo arriva chiaro e potente anche il messaggio animalista e anti-vivisezione del regista. Non penso di essere stato l'unico in sala con gli occhi lucidi durante più d'una sequenza. 

Ma, naturalmente, questo "volume 3" è anche in tutto e per tutto un film di Gunn e dei Guardiani, quindi mostroni, battute a raffica, strategie fallaci, colpi di genio, salvataggi non riusciti, intervenenti miracolosi dell'ultimo secondo e una grandissima colonna sonora (un unico appunto: perchè sottoutilizzare la mitologia Badlands di Springsteen? Ci sarebbe stata da dio nella narrazione e non a metà dei titoli di coda). 

Il film, come detto, chiude coerentemente una trilogia di favolosa science fiction, collegata al MCU solo per diritti cinematografici ma per massima parte totalmente godibile anche in maniera indipendente. E, visto che James Gunn ha reciso definitivamente il suo rapporto con la Marvel (farà il vice presidente dell'ambito cinematografico della concorrente DC), sarebbe altrettanto coerente chiudere qui con questi personaggi. Lo scrivo nella consapevolezza che, ovviamente, non avverrà.

giovedì 1 giugno 2023

Warrior Soul, Out on bail (2022)


Dodicesimo album di inediti per i Warrior Soul, o meglio, per Kory Clarke, frontman, singer, songwriter, ormai one man band (o last man standing) del glorioso monicker che ha esordito nel 1990 "riuscendo" nell'impresa di essere sempre disallineato a qualunque trend musicale in voga. Raramente, questa condizione di perenne outsiders, ha comportato affermazioni popolari e/o commerciali e i WS, infatti, non fanno eccezione. 
Ma di questo ho già scritto nei post precedenti sul gruppo, pertanto passo direttamente all'analisi di Out on bail, disco che va in controtendenza rispetto agli ultimi rilasciati, laddove, pur in presenza del riconoscibilissimo marchio impresso dalla voce di Clarke, il sound si era adagiato su un confortevole hard rock mainstream di buona qualità. Con questo lavoro i Guerrieri tornano, inaspettatamente ma con risultati eccellenti, ai loro pattern più originali, alle chitarre acide, le atmosfere lisergiche, alla sospensione del tempo, ad un rock più liquido e meno dritto per dritto, insomma tornano a fare i Warrior Soul, mi sembra non ci siano dubbi a riguardo.

Con We're alive, che apre l'album, è forte la suggestione di tornare indietro di trent'anni (ma senza quella fastidiosa sensazione di autoplagio in cui spesso si incappa quando band spompate "tornano alle origini"), e il viaggio totalmente immersivo nel WS Universe continua quasi senza soluzione di continuità da canzone a canzone, con l'unica eccezione in salsa AC/DC-Motorhead del brano che (curiosamente, dato il suo essere stilisticamente avulso dal resto) dà titolo all'opera. Probabilmente un residuo della doppietta precedente di lavori in studio (Back on the leash e Rock 'n' roll disease).
Assieme alla ripresa del loro sound si riaffaccia prepotente nei testi di Clarke anche la vena polemica, anti-social e anarchica tipica del suo songwriting, che ben si esprime dentro tracce quali Cancelled culture, End of the world o The new paradigm, e anche questa è un'ottima notizia.

Tra l'altro, durante il covid, nemmeno i WS si sono sottratti alla pratica dell'album di cover (Cocaine and other good stuff), che, ad un ascolto distratto, non mi sembra proprio imprescindibile, vedremo se gli concederò altre chance di crescere. 
Out on bail, al contrario, è un appuntamento imperdibile per i fan della band, e un'occasione per approcciarli a chi, colpevolmente, ancora non li conosca.