lunedì 26 giugno 2023
lunedì 19 giugno 2023
sabato 17 giugno 2023
lunedì 12 giugno 2023
Recensioni capate: Rattlesnake Milk, Chicken fried snake (2022)
giovedì 8 giugno 2023
Recensioni capate: Tra due mondi (2021)
Tra due mondi è senza dubbio un film anomalo. Girato dallo scrittore Emmanuel Carrere (Limonov), tratto dal libro denuncia di Florence Aubenas sulle condizioni di lavoro del sottoproletariato francese e fortemente voluto dalla protagonista Juliette Binoche, sostanzialmente unica attrice professionista del cast, il progetto avrebbe potuto trovare più di un ostacolo sulla sua strada. Invece, al netto di qualche incertezza, la pellicola raggiunge il suo obiettivo, che non è solo quello di mostrarci senza pietismi la vita precaria, stremante e senza speranza di un gruppo di lavoratrici delle pulizie, e quindi ragionare ancora una volta sugli effetti del capitalismo, ma quello di evidenziare le enormi, incolmabili differenze (di classe) di due mondi, persino con chi (la Binoche, la cui protagonista è un'esponente dell'intellighenzia di sinistra), del mondo di sotto entra a far parte per un periodo, ma con secondi fini. In questo senso il finale del film, amarissimo, è semplicemente perfetto.
Sky Cinema
lunedì 5 giugno 2023
Guardiani della galassia vol. 3 (2023)
L'errore della Marvel, dopo il successo enorme del primo dei Guardiani, fu pensare che la formula potesse essere replicata da chiunque, come se, e scusate il paragone improprio, bastasse fare un film sulla delinquenza giovanile per replicare il Kubrick di Arancia meccanica. Da qui lo scempio dell'ultimo lustro, e basta riguardare i primi film Marvel (gli Spider-Man di Raimi, gli X-Men di Singer, i primi Avengers, Iron Man, etc. ) per rendersi conto della distanza siderale con gli attuali prodotti usa-e-getta.
Quindi. Non vado più al cinema per i film Marvel. A parte qualche significativa eccezione. Quando cioè dietro al progetto c'è un regista autentico e non un impiegato intercambiabile. Così è stato per il Doctor Strange di Raimi e così è per James Gunn, che chiude meravigliosamente, anche in modo melodrammatico (ma senza rinunciare mai all'ironia) questa storia di una formazione di eroi totalmente improbabile e di quinta fascia ai tempi dei soli fumetti.
L'incipit chiarisce subito come il taglio del film, a differenza dei due capitoli precedenti, sia orientato alla malinconia, con Rocket che ascolta la depressiva Creep dei Radiohead mentre cammina solitario lungo le strade della città satellite, base dei GDG. Da lì, e nel corso degli eventi della storia, comincia il flashback sulle dolorose origini del procione (sì, procione, e non tasso). Questa è la parte della pellicola in cui Gunn si raccorda maggiormente col gotico, con il filone horror del "dottore pazzo", ma anche con la capacità che aveva la Disney di intenerire con personaggi buffi e deliziosi. Nel farlo arriva chiaro e potente anche il messaggio animalista e anti-vivisezione del regista. Non penso di essere stato l'unico in sala con gli occhi lucidi durante più d'una sequenza.
Ma, naturalmente, questo "volume 3" è anche in tutto e per tutto un film di Gunn e dei Guardiani, quindi mostroni, battute a raffica, strategie fallaci, colpi di genio, salvataggi non riusciti, intervenenti miracolosi dell'ultimo secondo e una grandissima colonna sonora (un unico appunto: perchè sottoutilizzare la mitologia Badlands di Springsteen? Ci sarebbe stata da dio nella narrazione e non a metà dei titoli di coda).
Il film, come detto, chiude coerentemente una trilogia di favolosa science fiction, collegata al MCU solo per diritti cinematografici ma per massima parte totalmente godibile anche in maniera indipendente. E, visto che James Gunn ha reciso definitivamente il suo rapporto con la Marvel (farà il vice presidente dell'ambito cinematografico della concorrente DC), sarebbe altrettanto coerente chiudere qui con questi personaggi. Lo scrivo nella consapevolezza che, ovviamente, non avverrà.
giovedì 1 giugno 2023
Warrior Soul, Out on bail (2022)
Ma di questo ho già scritto nei post precedenti sul gruppo, pertanto passo direttamente all'analisi di Out on bail, disco che va in controtendenza rispetto agli ultimi rilasciati, laddove, pur in presenza del riconoscibilissimo marchio impresso dalla voce di Clarke, il sound si era adagiato su un confortevole hard rock mainstream di buona qualità. Con questo lavoro i Guerrieri tornano, inaspettatamente ma con risultati eccellenti, ai loro pattern più originali, alle chitarre acide, le atmosfere lisergiche, alla sospensione del tempo, ad un rock più liquido e meno dritto per dritto, insomma tornano a fare i Warrior Soul, mi sembra non ci siano dubbi a riguardo.
Assieme alla ripresa del loro sound si riaffaccia prepotente nei testi di Clarke anche la vena polemica, anti-social e anarchica tipica del suo songwriting, che ben si esprime dentro tracce quali Cancelled culture, End of the world o The new paradigm, e anche questa è un'ottima notizia.
Out on bail, al contrario, è un appuntamento imperdibile per i fan della band, e un'occasione per approcciarli a chi, colpevolmente, ancora non li conosca.