Lo strano caso dei Warrior Soul. Una band che per il tempo di un lustro e cinque album (1990-1994) ha detto veramente tantitssimo ma è stata poco ascoltata (in termini di esito commerciale). Forse perchè, nel periodo in cui il metal ammainava la sua bandiera a favore del grunge, i WS proponevano un offerta difficilmente incasellabile in questo o quello schieramento.
Il combo del leader e frontman Kory Clarke infatti, si muoveva sulle coordinate di un suono duro, potente, con le elettriche in primissimo piano, ma al tempo stesso dentro un mood onirico, acido, ipnotico. La grandezza della band stava anche nella capacità di coniugare pezzi dirompenti (l'inno assoluto Punk and belligerant) a divagazioni che giocavano con lisergici echi seventies e testi di matrice hardcore, impregnati di denuncia.
Rassegnati al destino avverso, i Warrior Soul si sciolgono nella seconda parte dei novanta, per poi tornare una decina di anni dopo e riprendere faticosamente produzione discografica e attività concertistica. Oggi non sono più la band che erano, a tutti gli effetti il gruppo è l'espressione artistica del solo Clarke, e anche musicalmente l'asse si è decisamente spostato.
In questo scenario viene rilasciato Rock 'n' roll disease, stilisticamente una sorta di Back on the lash (disco del 2017) volume 2, dal quale riprende il tiro che definirei classic hard rock e la durata ridotta (una mezz'ora di musica).
Questa reincarnazione dei Warrior Soul, sebbene li veda proporre un sound in gran parte debitore di AC/DC e Motorhead, non fa perdere alla band un grammo della stima e del riconoscimento per tutto quanto fatto in passato. Inoltre le tracce sono davvero trascinanti come ormai gli AC/DC non riescono più ad essere (Up the dose, Rock 'n' roll disease, Going mental), la voce di Kory è meravigliosamente incatramata e, infine, in un paio di episodi (Melt down e War ride children) la formazione si ricorda e ci ricorda cosa era in grado di fare un quarto di secolo fa.
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