Il tema della progressiva riduzione dei ghiacciai e, di conseguenza, dei bacini idrici necessari al normale sviluppo delle colture ma anche alla vita quotidiana, è enorme, e probabilmente se ne parla meno, in termini di emergenza prioritaria, di quanto se ne dovrebbe fare. Più che opportuna e apprezzabile dunque l'idea di Virzì (autore anche del soggetto e co-sceneggiatore) di realizzare un film la cui protagonista è proprio lei, la siccità. Nonostante però la pellicola sia realizzata in maniera efficace in quanto a comparto tecnico, effetti speciali e fotografia (tutta saturata al giallo - forse anche troppo? - per rendere angosciante la situazione di afa e sete), al film manca una resa complessiva convincente, un adeguato sviluppo dei personaggi, insomma quell'amalgama complicata da raggiungere (a meno che non ti chiami Robert Altman) quando realizzi un film corale, con storylines plurime che viaggiano parallele per poi intrecciarsi. Così, nonostante un cast importante (Orlando, Mastandrea, Ragno, Marchioni, Bellucci e altri) il risulto appare dimenticabile. Dell'argomento a titolo del film faremmo invece bene a ricordarcene.
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