lunedì 6 settembre 2021

Fulci, Exhumed information

 


Cominciano ad essere in molti, almeno a livello di underground metal, ad essersi accorti del valore dei nostrani Fulci. I casertani (Fiore alla voce, Dome alla chitarra e Klem al basso - la band è priva di batterista ed usa drum elettronici - ) hanno avuto importanti riscontri internazionali con il precedente full lenght Tropical sun, pertanto le aspettative per questo album superavano di gran lunga quelle per i lavori precedenti. Pur consapevoli di ciò, i ragazzi hanno dimostrato notevole coraggio artistico e volontà di progredire dal loro canonico campo da gioco death, regalando ai fan del cinema horror italiano una graditissima (per me lo è sicuramente) sorpresa musicale. Ma i segnali che la band si volesse aprire a nuovi orizzonti erano già arrivati qualche mese fa, quando i tre misero a disposizione la loro Death by metal alle rime del rapper Metal Carter (qui il video del pezzo). 

Insomma, era tempo di cambiamenti per lo stile dei Fulci, ma la filosofia, il riferimento primario del gruppo restano i medesimi. Infatti, dopo aver omaggiato il Maestro Lucio Fulci realizzando il debutto Opening the hell gates come un'apocrifa "colonna sonora postuma" di Paura nella città dei morti viventi e il successivo Tropical sun perimetrato attorno a Zombi 2, tra i fan (della band e del regista) c'era non poca curiosità di scoprire a quale opera fulciana avrebbero questa volta rivolto la propria attenzione i musicisti. Spiazzando non poco i bookmakers, la scelta è caduta su un film meno noto rispetto ai titoli più iconografici della produzione di Lucio, il penultimo realizzato dal cineasta prima della sua scomparsa: Voci dal profondo del 1991. 

Exhumed information inizia, come di consueto, con un dialogo estratto dal film di riferimento, per poi spalancare le porte ad un brutal death che, questa volta, volendo fare i pignoli, rinuncia agli aspetti slam (considerati più accessibili) del genere. L'apertura è per Voices, che alterna i violenti assalti a cui bene ci ha abituato il combo ad intermezzi doom, sempre accompagnati da un growl estremamente gutturale, per intenderci siamo dalle parti Cannibal Corpse periodo Chris Barnes. L'assalto sonoro accompagnato da tematiche orrorifiche procede senza sbavature per una quindicina di minuti e cinque pezzi, poi arriva la svolta. 
A partire da Glass, la traccia numero sette, siamo infatti spiazzati da una intro di synth che fa da preludio ad un (per me) meraviglioso tema musicale che tributa con gusto e competenza le colonne sonore dei nostri film di genere (giallo/thriller/horror) degli ottanta. Con questo pezzo si apre a tutti gli effetti la seconda, sorprendente parte dell'album: quattro pezzi realizzati assieme al musicista noto come TV-CRIMES, che rievocano appunto quell'inconfondibile mood che faceva da cornice alle tante (all'epoca) nostre produzioni e che a volte terrorizzavano più delle immagini stesse dei film. Queste composizioni, nelle quali la band compie verosimilmente un passo di lato (graffiando però attraverso i riff doom di Fantasma) lasciando il proscenio al tastierista ospite, ci restituiscono un gruppo che dimostra con forza e tenacia l'autenticità del proprio amore per Fulci e per il cinema di genere di quegli anni, oltre ad una verve artistica che impedisce ai musicisti di accontentarsi di quanto fin qui ottenuto. E non era poco. 

Grande rispetto ed ammirazione dunque per la traiettoria artistica di questa band italiana, apprezzabile anche per la decisione di dedicare la release ad alcuni personaggi da poco scomparsi: l'illustratore Enzo Sciotti, straordinario artista che ha realizzato centinaia di manifesti cinematografici, anche per film hollywodiani (qui trovate la lista dei "suoi" film), Camilla Fulci, sfortunata figlia del regista romano, e al mitico Giannetto De Rossi, truccatore ed effettista, la cui arte è universalmente riconosciuta, non solo dalla sua sterminata produzione italiana, ma anche all'estero (Conan, Dune, Rambo 3, Doctor M, Il proiezionista, Asterix e Obelix e molti altri). 

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