Nell'ampio filone dei film di spionaggio, questo La talpa, del 2011, rischia di essere una delle pellicole più valide dell'ultimo quarto di secolo. Tratto da un romanzo di John Le Carrè (ma esiste qualche film di codesto genere non tratto da un'opera di Le Carrè?) e in precedenza (1979) passato per il piccolo schermo attraverso una serie tv, La talpa (Tinker Tailor Soldier Boy il titolo originale, perfetto, una volta capita la ragione) , inquadra un periodo storico, il 1973, nel quale i Servizi Segreti inglesi sono in grosse difficoltà rispetto all'opera di raccolta di informazioni con l'URSS ma anche nel rapporto di competitiva amicizia con gli States.
E' per questo che viene pensionata la vecchia gestione della sezione del "Circus" (così venivano chiamati in codice i Servizi), rappresentata dal capo chiamato Control (John Hurt) e dal suo braccio destro Smiley (Gary Oldman) in favore di un nuovo gruppo di comando capeggiato da Alleline (Toby Jones). Prima di ritirarsi, Control invia l'esperto agente segreto Jim Prideaux (Mark Strong) in Ungheria, per prendere contatti con un alto militare che vorrebbe passare agli inglesi e che scambierebbe l'ospitalità con informazioni su una presunta talpa in seno al Circus. La missione di Prideaux fallisce, l'agente segreto viene colpito e, anche a seguito della morte di Control, Smiley viene richiamato in servizio per capire chi abbia tradito.
La talpa è senza dubbio un film d'altri tempi. Meravigliosamente lento, lentissimo, realistico fino al cuore della sua essenza. Con twist che arrivano senza fragore, ma quasi fossero inevitabili. Il cast è qualcosa di superlativo: Gray Oldman, da sempre uno dei miei attori preferiti, poi Mark Strong, Tom Hardy (il mio preferito tra le nuove generazioni), Colin Firth, Benedict Cumberbatch, Toby Jones, John Hurt e lo stesso Le Carrè in un piccolo cameo. La regia, la fotografia, la messa in scena grondano suggestione e fascino. La sequenza iniziale, con l'incontro di Prideaux nel bar di Budapest , richiama il tocco di De Palma, che a sua volta si ispirava a Hitchcock.
Probabilmente per cogliere appieno tutti i dettagli e i meccanismi narrativi del film sarebbe necessaria una seconda e forse anche una terza visione, ma già dal primo contatto, La talpa lascia una traccia indelebile nello spettatore.