giovedì 19 luglio 2018

Atomica bionda (2017)

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Berlino, estate 1989. Soffia il vento del cambiamento e i servizi segreti di mezzo mondo si mobilitano per guadagnare una posizione di vantaggio dall'approssimarsi del nuovo scenario geopolitico. Gran Bretagna, Unione Sovietica, ciò che resta della Germania Est e, naturalmente USA, tra giochi e doppio giochi tipici di queste situazioni, cercano di prevalere gli uni sugli altri.
Lorraine Broughton (Charlize Theron) è una delle migliori spie dei servizi segreti inglesi (MI6), ragion per cui viene inviata a Berlino per recuperare un disertore della Stasi in possesso di una lista di nomi di agenti in incognito presenti sul territorio. La copertura di Lorraine salta appena la donna mette piede fuori dall'aeroporto, e da questo momento in poi la deflagrazione diventerà inarrestabile, sullo sfondo di una Berlino est/ovest, ben fotografata in un momento epocale ed irripetibile.

Sapete perchè Atomica bionda (tratto dalla graphic novel The coldest city) è un action/spy ben riuscito?
1: per la prestazione degli attori, tutti credibili e perfettamente calati nella parte (Charlize Theron magistrale, James McAvoy subdolamente affascinate, John Goodman, per il poco tempo in cui appare, sempre magnetico)
2: per i combattimenti corpo a corpo resi in maniera incredibilmente realistica. A questo punto bisogna puntare un riflettore sul regista David Leitch, dietro la mdp già per John Wick (e che ha rinunciato a quel sequel per concentrarsi su questo progetto). Probabilmente la sua precedente attività di stunt man gli ha conferito una dote particolare nel girare sequenze di lotta, tuttavia Leitch non si limita ad avere una buona mano nelle riprese ipertrofiche, basta guardarsi la trovata scenica del corteo dove, per nascondere due fuggitivi, tutti aprono degli ombrelli neri, per rendersi conto che sotto i muscoli potrebbe celarsi del talento.
3: il plot, tutt'altro che innovativo, ma la buona vecchia ricetta del doppio, triplo gioco ben miscelata
4: la colonna sonora rigorosamente eighties che coniuga grandi hits (Father figure di George Michael, London Calling dei Clash, la cover in inglese di Der Kommissar degli After the fire, 99 Luftballons di Nena) con elementi non banali di new wave inglese (A Flock of Seagulls, Siouxsie and the Banshees, il Bowie meno noto di Cat people) e un bel pezzo industrial metal (Stigmate) frutto della collaborazione tra Marilyn Manson e Tyler Bates.

Un film da vedere e un regista da tenere d'occhio, per ogni appassionate del genere.

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