martedì 8 luglio 2014

Five Finger Death Punch, American Capitalist (2011)


Non sono snob e non ho mai trovato niente di sbagliato nel proporre musica derivativa da stili e generi imposti da altri. L'essenziale è che all'interno della proposta siano comunque individuabili elementi di distinzione e, soprattutto, Le Canzoni. Ecco, i Five Finger Death Punch a mio avviso queste caratteristiche le riscontrano in pieno. Suono duro ma non sempre, così come piace oggi, in equilibrio tra hardcore, nu metal e rock melodico, con espliciti riferimenti a Pantera, Stone sour e in qualche caso P.O.D. e Godsmack e con un'amalgama tra cantato in screaming e pulito che funzione a dovere. 
Così, dentro a questo American Capitalist (album del 2011 al quale il combo ha già provveduto a regalare due successori nel 2013), laddove episodi quali gli ottimi Menace, Under and over it e la title track sono efficacissime affermazioni della natura fucking hostile del gruppo e The pride si raccorda con la natura più nu metal della band, le ballate Coming down ma soprattutto Remember everything rivelano invece l'anima ruffiana e, oserei dire AOR dei 5FDT.
Una bella scoperta per il sottoscritto. Un album divertente e fragoroso. Una band che non ha inventato niente, come centinaia di altre, ma che a differenza di altre reinventa e contamina in maniera godibile generi ampiamente brandizzati. Di sti tempi non è poco.

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