All'inizio di aprile, in maniera per me totalmente inaspettata (non sapevo che l'esercizio fosse in difficoltà), ha chiuso il multisala della mia città.
Ho provato quella sensazione strana che ti attanaglia quando, pur tenendoci, non dai peso ad una cosa, immagini che ci sia per sempre, e non prendi nemmeno in considerazione che potresti perderla.
Il nostro multisala, pur avendo diversi elementi in comune con gli altri, aveva anche una dimensione da vecchio cinema, non so come dire.
Aiutava probabilmente il fatto che non facesse parte di una delle enormi multinazionali dell'intrattenimento dove la proiezione del film passa in secondo piano rispetto all'aspetto consumistico e dove gli orari di inizio del film sono più che altro una traccia, visto che se ti siedi in sala all'ora prevista ti devi subire giusto quei 30-35 minuti di pubblicità (tipo, per non fare nomi all'UCI, a cui ho dichiarato guerra).
Per parafrasare lo slogan di un noto claim, il nostro cinema era diverso. Per dire, c'erano ovviamente tutti i blockbuster, ma bilanciati da film di qualità, da recuperi importanti, insieme a proiezioni d'essai e culturali. Ricordo in questo senso che la prima volta che tentai di vedere Black Panther con Stefano dovetti rinunciare perchè la fila alle casse arrivava fino in strada a causa di una proiezione speciale su Raffaello.
Al contrario, l'ultima volta che ci sono andato ho visto La forma dell'acqua. Film meraviglioso, al quale ho assistito in una sala completamente vuota, da unico spettatore. Un oscuro presagio, forse, anche se al momento non l'ho colto.
Ci ritroviamo così senza sale cinematografiche. In zona le alternative non mancano, anche se è necessario sobbarcarsi non meno di 10-15 chilometri per arrivare al posto più vicino.
Staremo a vedere cosa succede, intanto io ho una certezza: meglio senza cinema che con un cinema UCI.
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