lunedì 15 gennaio 2018

Veloce come il vento (2016)


Come già scritto, il rapporto tra sport e cinema ha vissuto di picchi altissimi e vertiginosi sprofondi. Che un film tutto italiano sull'automobilismo potesse volare più alto delle mega produzioni americane sembrava quasi un atto di arroganza indicibile, come se il Molise dichiarasse guerra alla Russia. E invece questo Veloce come il vento riesce nell'impresa, raccontando la vicenda di due fratelli: lui, Loris (Stefano Accorsi) ex campione di Rally, ora allo sbando e dedito alla tossicodipendenza, lei, Giulia, diciassettenne talento in erba che compete nel campionato GT. La morte del padre dei due, che si era indebitato per far correre la figlia al punto di dare in garanzia la casa, e il rischio che il terzo fratello, il piccolo Nico, venga dato in affidamento, li costringe ad una convivenza forzata che, prima casualmente, poi sempre più convintamente, riporta Loris alla passione per le corse in sostegno alla sorella.

Detta così, sembra una storia scontata, ma fidatevi, lo sviluppo della trama riserverà più di una sorpresa, tagliando le curve della prevedibilità dei plot dei film sportivi in maniera sporca e personale. Si parla di grandissima prova di Accorsi e in effetti l'attore è oltre la media delle sue normali interpretazioni (non è mai facile impersonare in maniera credibile tossici o ubriachi), ma direi che la perfezione è un'altra cosa. Il suo personaggio funziona perchè (piccolo spoiler), dal punto di vista narrativo la sceneggiatura evita l'ovvio della della redenzione del tossico e del ritorno alla famiglia felice, e dal punto di vista estetico per la cura dei dettagli, come ad esempio i capelli unti, le mani rovinate e i denti marci, aspetto non sempre curato a dovere in characters di questo tipo (si pensi ad esempio al bravo Billy Bob Thornton che in Babbo Bastardo dovrebbe essere un derelitto, ma si ritrova con una dentatura perfetta e capelli "effetto spettinato"). 
Aggiungo che se la cava molto bene anche Matilda De Angelis, la protagonista femminile e che l'ottima regia di Matteo Rovere ci regala, tra l'altro, riprese delle gare dosate, ma efficaci e realistiche.

La rinascita del cinema italiano potrebbe passare anche da qui.

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