Siccome sono un tipo sentimentale, non posso dimenticare come With love from Brushy Mountain di Matt Woods mi abbia risollevato nel periodo forse più drammatico, dal punto di vista del mestiere che mi sono scelto, degli ultimi anni. In questi tempi tecnologicamente avanzati esprimo la mia gratitudine taggando idealmente questo artista a vita e cercando di stare dietro alle sue produzioni, visto che non sono esattamente dischi di cui si parla nei talk show italiani. Solo in questo modo mi sono potuto avvedere di questa sua nuova produzione, che arriva a due anni di distanza da quella vera propria folgorazione.
How to survive riprende già dal titolo le linee guida delle composizioni di Woods, che incorniciano una filosofia di vita outlaw priva di enfasi e iperbole a uso e consumo dei clichè del sotto genere musicale. Non si raggiungono i picchi del suo predecessore (dimenticavo: disco dell'anno 2014), ma solo perchè ripetersi su quei livelli di ispirazione è impresa quasi impossibile per qualunque artista.
In compenso questo lavoro mette in fila dodici episodi di un folk-country dall'autenticità cristallina e dal mood malinconico, che fotografano con un focus asciutto la parabola discendente della provincia americana, tra fallimenti personali (Bound to lose, scritta ed eseguita insieme a Jeff Shepherd) e amnesie della società (The american way).
L'album, interamente scritto e prodotto dallo stesso Woods, si avvale del contributo di una squadra coesa di musicisti, tra i quali spiccano ex componenti di Lucero, Whitey Morgan and the 78's, oltre ai cameo di Shepherd e dell'emergente singer Adam Lee (su Love in the nuclear age).
Chiunque fosse interessato a seguire le tracce della più genuina musica del sud degli states, che si muove su coordinate folk,country,americana e roots deve necessariamente fare tappa qui, perchè, citando un commento giornalistico: America hurts and Matt Woods howl for her.
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