Chi mi conosce bene lo sa. Faccio una fatica enorme a liberarmi dalle cose. Probabilmente è un difetto, anzi sicuramente lo è. Sta di fatto che nella vita ho accumulato enormi quantità di roba dalla quale, nonostante due traslochi, non sono mai riuscito a separarmi. Potete quindi capire il travaglio nel rinunciare al mio archivio di centinaia di fumetti e riviste musicali, ospitati in due case (la mia e quella dei miei) e un garage. Le motivazioni che mi hanno portato a questa scelta sono le solite: lo spazio che si restringe, lo stato di progressivo deterioramento della carta, l'imbarazzo crescente nel trovare risposte alla domanda: "che li tengo a fare?".
Per cui, dopo aver preso accordi con un negozio che ritira l'usato, nell'ultimo mese ho pazientemente diviso i fumetti della vita, collana per collana, anno per anno, editore per editore, (vi dico solo che alla fine hanno occupato per intero la superficie del garage, sfrattando l'auto), poi ho inscatolato quelli da vendere, li ho caricati in macchina, ho guidato fino a Milano e li ho scambiati per qualche banconota da cento che ha rappresentato il denaro meno appagante di sempre.
A volte gli oggetti ti appesantiscono, ti tengono giù, ti costringono a guardare sempre al passato. Per cui disfarsene può risultare catartico, come liberarsi da una pesante zavorra. Magari anch'io, più avanti, proverò questo effetto. Per ora però avverto solo un costante senso di inquietudine, una leggera morsa alla bocca dello stomaco. Chissà come mai.
2 commenti:
Non lo farei nemmeno sotto tortura: preferirei dormire sul balcone :)
Ecco bravo, gira il coltello
nella piaga :D
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