martedì 11 settembre 2012

Anarchy, inc. / Season 4



Non ci sono più scuse ne spazio per il romantico messaggio originario di libertà e indipendenza che aveva contraddistinto la nascita negli anni settanta dei Sons. Oggi il club è a tutti gli effetti un'organizzazione criminale che non disdegna alcun tipo di (mal)affare, orientato nelle scelte da un Clay Morrow che sente di avere ancora poco tempo per cavalcare la sua Harley, a causa del noto grave problema di artrosi alle mani, e che quindi cerca di accumulare velocemente quanto più profitto possibile. Dal canto suo il "principino" Jax Teller lo segue obtorto collo per uno scopo diametralmente opposto.

Avevamo lasciato parte dei SAMCRO su un cellulare della polizia diretto al carcere, dove i capi della banda dovevano scontare un breve periodo (un anno e mezzo) di detenzione. La serie riprende con i ragazzi che escono di prigione e si rimettono immediatamente in affari, diversificando il loro business. Tara conserva le lettere che accusano Clay e Gemma per l'omicidio di John, membro fondatore del club, primo marito di Gemma e padre di Jax, meditando sul da farsi. In città c'è un nuovo sceriffo che fa subito capire alla gang che l'aria di accondiscendenza verso di loro è solo un ricordo, il nuovo sindaco vuol trasformare la zona in un posto per ricchi e ci si mette anche un vice procuratore distrettuale ad investigare ad ampio raggio sui traffici dei motociclisti attraverso il programma anti-racket RICO.

La quarta stagione di Sons of Anarchy cancella prepotentemente tutti i tentennamenti che avevano contraddistinto buona parte della precedente (riscattata da un finale epocale, ma fino a quel punto ampiamente deludente), pigiando sull'acceleratore dalla prima puntata e non mollando il piede dal pedale fino alla fine. Per la verità è tale la carica di adrenalina e suspance accumulate nel corso dei dodici episodi, che l'episodio conclusivo, diviso in due parti, sembra quasi deludente, in quanto privo dei micidiali colpi di scena ai quali ci ha abituato Kurt Sutter. La classe dell'autore è tale che in realtà una svolta geniale c'è (all'inizio del final season), ma è inserita con tale nonchalance che quasi se ne perdono impatto e portata.

Nel gioco dei ruoli torna ad avere centralità quello di Gemma, che riprende, suo malgrado, a manovrare chi le sta attorno per raggiungere i suoi scopi; il marito Clay si inimicherà alcuni membri storici dei Sons precipitando in una spirale di paranoia che chiaramente non porterà niente di buono, mentre finalmente si porta ad una definizione credibile la questione Otto Delaney (interpretato dallo stesso Sutter)/Luanne. Tutte ottime le new entry. Lasciatemi dire però che tra un Danny "Machete" Treyo, un Benito "Aceveda" Martinez, un Rockmond "Prison break" Dunbar, la mia preferenza assoluta va a Ray Mc Kinnon, che interpreta il vice procuratore distrettuale in maniera adorabilmente eccentrica. Il suo è un crescendo costante fino a raggiungere l'acme nell'ultima apparizione.

Non avendo fin qui fatto spoiler sugli eventi me ne concedo uno marginale in conclusione, a favore dei lettori che hanno visto sia Sons of Anarchy che The Shield. Kurt Sutter infatti infila due omaggi al miglior serial poliziesco di sempre. 
Il primo è esplicito, quando un televisore in una cella di detenzione trasmette proprio un episodio di The Shield. L'altro è invece un inside joke più sottile che collega i personaggi di Lem (Shield) e Kozic (SOA) entrambi interpretati dall'attore Kenneth Johnson. In una drammatica puntata del serial The Shield Lem/Johnson viene eliminato a seguito dell'esplosione di una bomba. Anche qui Kozic/Johnson capisce che sta per fare la medesima fine (stavolta su una mina anti-uomo) e la sua ultima esclamazione "Non ci posso credere!" sembra ironicamente rivolta agli autori e ai fan delle due serie.

Dal punto di vista musicale solita farcitura di folk-rock con il ricorso frequente a cover di pezzi noti rifatti da interpreti sconosciuti. Tra i brani originali doverosa la segnalazione dell'utilizzo di Machine Gun Blues, tratto dall'ultimo album (2011) dei Social Distortion. 

E' già mostruosa l'attesa per la quinta stagione, in onda a giorni in USA.

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