lunedì 4 ottobre 2010

Il ritorno dello zio sonico



Neil Young
Le noise
Reprise, 2010


Un acustico suonato con l'elettrica distorta, un unplugged con la spina ben attaccata. Riverberi, delays, effetti eco sulla voce, noise vari. La formula del one man band proiettata nel terzo millennio. Un'alchimia, quella tra introspezione e rumorismo, pericolosa per molti, ma non per lui. Perchè quando tutto gira, sembra che a Neil Young venga dannatamente facile scrivere grandi canzoni, grandi album. Perchè quando è ispirato e concentrato, lui torna ad essere lo zio sonico che ha svezzato nidiate intergenerazionali di folk rockers. Poi certo, poter contare su di un coach come Daniel Lanois rende tutto più semplice.

Bastano le prime note tremolanti dell'opener Walk with me a provocare la giusta reazione epidermica, con l'ossessiva ripetizione del titolo, gli echi tipo contraerei e gli effetti distorti che, spiace dirlo, spazzano via gli ultimi 15-20 anni di produzione del canadese, riportando le lancette agli inizi dei novanta e a lavori quali Ragged glory, Sleep with angels e Mirrorball.
Anche Sign of love gioca sul contrasto tra l'esile falsetto di Neil e l'ago del distorsore della chitarra sempre sul rosso. Someone's gonna rescue you si erge sopra la già ottima media dei pezzi che l'hanno preceduta grazie ad un lercio giro di blues e la poesia semplice del testo.

Love and war e Peaceful valley boulevard sono le uniche due tracce davvero acustiche. Entrambe giocate su un arpeggio che più younghiano non si potrebbe, la prima dipana una lirica pacifista che solo chi è in malafede definirebbe banalmente buonista, mentre la seconda con i suoi oltre sette minuti di timing è una solida murder song.
In mezzo ancora i rumori ad accompagnare Angry world e Hitchiker. Chiusura per l'ossessiva Rumblin'.

Otto pezzi per trentotto minuti di durata. Un disco coeso come non mi capitava da tempo di ascoltare da parte del canadese, che sembra fatto appositamente per essere stravolto dal vivo, magari con i Crazy Horse a dilatarne i pezzi all'infinito (il pensiero corre veloce al trattamento riservato ai tre minuti di Like an hurricane in Weld).

Eh sì, stavamo perdendo la speranza, e invece a quasi sessanticinque anni, con il 2010 che volge al termine, il cavallo pazzo del rock torna a battere un colpo la cui eco risuonerà, distorta, ancora a lungo.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

BASTA VEDERLO DAL VIVO PER SAPERE CHE SOLO LA TOMBA METTERA' A TACERE IL CAVALLO PAZZO.
FORSE.
MAU

cosmic kid ha detto...

Per citare un altro grande:
"there ain't no grave can hold his body down"

iacopo ha detto...

rock'n'roll can never die