La storia dietro alla realizzazione de Il Padrino è una delle più avventurose, incredibili e coinvolgenti della storia del cinema. Con il tempo la narrazione di quegli eventi ha assunto i contorni epici del mito, anche grazie al libro di Mark Seal 'A pistola lasciala, pigliami i cannoli. Allora perchè non provare la strada della serie tv, che, oltre a riaccendere un faro sul film più famoso di sempre, compie un'operazione di rilancio del brand Paramount?
Operazione non banale, a grosso rischio di cadute parodistiche, se pensiamo che per rielaborare le vicende che portarono al Capolavoro bisognava mettere in scena attori che interpretassero Al Pacino, Marlon Brando, Coppola, Puzo... E allora la prima considerazione da fare in relazione a questa produzione è che quel pericolo è stato evitato, in qualche caso anche in modo brillante. Qualche esempio: Anthony Ippolito nel ruolo di Al Pacino è sorprendentemente efficace, sia nelle espressioni e nel linguaggio non verbale quanto nella parlata (ovviamente mi riferisco alla versione originale); l'accoppiata Francis Ford Coppola (Dan Fogler) Mario Puzo (Patrick Gallo) non so quanto sia confacente gli originali, ma di certo funziona. Tuttavia la scelta migliore che potessero compiere gli sceneggiatori attiene alla rinuncia di replicare una qualsiasi scena de Il Padrino: vediamo le location, assistiamo ai ciak, al massimo li viviamo attraverso la sedia del regista , ma non si va mai oltre. Mi è sembrata una decisione saggia.
Il ruolo principale, quello dell'allora neo produttore Albert Ruddy, è affidato al bravo Miles Teller (tra gli altri Whiplash, il franchise Divergent, Too old to die young), che gigioneggia alla grande, assieme a Juno Temple (la segretaria tuttofare Bettye), e ad un divertentissimo Matthew Goode (Robert Evans, produttore apicale). Ci sono anche, tra gli altri, Burn Gorman (Charlie Bluhdorn, CEO di Paramount), Colin Hanks (il "capo contabile"), Giovanni Ribisi (il mafioso Joe Colombo). Tutta gente dal fitto curriculum da caratterista che svolge con professionalità, chi un pò sopra le righe - ma il ruolo lo permette - chi no, il ruolo assegnato.
Insomma una serie godibile senza essere ovviamente un capolavoro (gli ho assegnato 3/5), in cui forse sarebbe stato opportuno sforbiciare qua e là riducendo i dieci episodi almeno a otto, e dove assistiamo a aneddoti arcinoti ai cinefili, ma anche a chicche e nozioni meno celebri. Il tutto sicuramente romanzato, ma senza dubbio ben realizzato e piacevole, anche per quanti, come me, centellinano le serie televisive.