Tra tutti gli svariati generi musicali, il punk è l'unico ad aver l'onore di essere periodicamente dato per morto (e peraltro di fottersene). In pochi, nel corso del tempo, si sono sognati di dire che il blues fosse morto, o che lo fossero il jazz o il metal. Vero è che la perentoria affermazione sul punk allude più al "movimento", allo spirito anarchico e ribelle di questa musica, che per i suoi sostenitori più radicali è addirittura durato pochi mesi, nel corso del 1977, piuttosto che alla musica in sè stessa. Tuttavia, anche su questo aspetto la leggenda supera la realtà, visto che molti critici sono piuttosto unanimi nel confutare la tesi della spontaneità scevra da strategie commerciali dei manager musicali delle band. E' noto che anche i gruppi che hanno scatenato conflitti più violenti con lo status quo sociale (e i Sex Pistols lo fecero, oh se lo fecero), avevano comunque dietro un progetto manageriale. Nessun problema per il sottoscritto. Le aziende discografiche lanciavano quello che chiedeva il mercato, ciò non leva un grammo dall'onestà intellettuale e dall'urgenza comunicativa delle prime formazioni.
E, a mio avviso, Amyl and The Sniffers, qui al secondo lavoro, dell'urgenza comunicativa, della spontaneità, del livore necessari al punk ne hanno a pacchi. Sporchi, anarchici, indipendenti, coi testi giusti, questi australiani capitanati da Amy Taylor vanno dritto per dritto, senza pose o particolari sovrastrutture. La strumentazione è quella tipica del genere, basso-chitarra-batteria, con in aggiunta l'abrasiva prestazione vocale della Taylor che deflagra su ogni pezzo, a partire dall'iniziale Guided by angels. E' inutile che io mi soffermi sul fatto che le tredici tracce (per trentacinque minuti di durata) che compongono il lavoro siano tutte frustate che solo sporadicamente superano i tre minuti e che i testi siano coerenti con la filosofia straightahead, che raggiunge l'apice con il fenomenale dichiarazione d'intenti di Don't need a cunt (Like you to love me).
In uno scenario dentro il quale, dal be-bop jazz al black metal, l'industria globale ha saputo, nel tempo, trasformare ogni movimento musicale di rottura in una moda, un disco sudore, vomito, fango e ruggine come questo è una boccata di ossigeno.
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