Gentofte, Danimarca. Quattro amici, colleghi insegnanti delle superiori, diversi tra loro, ma tutti disillusi e resi cinici dalla vita sia dal punto vita personale/sociale che da quello professionale, vengono affascinati dalla teoria di uno psicologo relativa al presunto deficit alcolico dello 0,05% dell'organismo umano, deficit che inficerebbe prestazioni e umore di ciascuno e che, pertanto, andrebbe compensato. I quattro decidono di sperimentare su sè stessi la teoria, cominciando ad assumere dosi minime quotidiane di alcol, con risultati, almeno inizialmente, estremamente efficaci.
Un altro giro, di Thomas Vinterberg (co-firmatario, assieme a Von Trier del progetto Dogma 95 e autore di alcune opere rilevanti, come Festen e Il sospetto) è un film che ha creato una vasta hype, e non solo per la vittoria ai recenti Oscar. Molto ho letto e quasi sempre in termini positivi su quest'opera, al punto che, essendo invece io uscito dalla sala (sì, dalla sala!) un pò perplesso, a posteriori ho maturato la convinzione che forse dovrei rivederlo per farmi un'idea più compiuta. Nondimeno provo a scrivere la mia impressione.
Il tema toccato, quello dell'uso e dell'abuso di alcol, è estremamente delicato e, anche se leggo in giro che in realtà si tratta di una metafora o che l'argomento è trattato senza ipocrisia o buonismo (non sia mai essere buonisti in questa fase storica, un virus peggio del covid!), a me qualche dubbio sovviene, a partire dalle sequenze che fanno da prologo al film, con una folle gara alcolica che a quanto pare i giovani del luogo sono soliti compiere, fino all'atto prefinale dell'esame del ragazzo insicuro che viene superato brillantemente - piccolo spoiler - grazie a generosi sorsi di vodka.
Insomma, in una società nella quale si abbassa sempre più l'età in cui i giovani cominciano a trangugiare superalcolici, forse (e sottolineo forse) non proprio l'esempio da trasmettere.
Anticipo la replica che potrei ricevere per questa critica: l'arte non deve (necessariamente) essere educativa, altrimenti cancelleremmo dalla storia tante espressioni artistiche radicali, trasgressive e anarchiche. L'argomento è sicuramente un punto a favore degli estimatori de Un altro giro, anche se, ne sono sicuro, i loro entusiasmi sono molto condizionati dall'immancabile grande interpretazione di Mads Mikkelsen e dalla straordinaria forza del connubio musica/immagini della sequenza finale, che resta, quella sì, impressa a fuoco nella memoria.
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