In una Tokyo distopica, folle e anarchica, il sadico gangster Buppa, cannibale capo del quartiere chiamato Buppa Town, intende estendere il suo dominio a tutta la città, e per questo si prepara alla guerra con le gang degli altri blocks. Non sa però che in uno dei raid messi in atto dai suoi sgherri è stata catturata, allo scopo di trasformarla in un'ennesima schiava sessuale, una ragazza di nome Sumni, figlia in incognito di un potente e temuto sacerdote che la vuole indietro non per amore paterno, ma per sacrificarla in dono a qualche dio. Sumni è suonata alla grande, ma tutt'altro che remissiva, con l'aiuto di un ragazzino dei sobborghi e di Kay, capo della Musashinokuni, la gang meno belligerante e dedita a diffondere pace e amore, cerca di sfuggire dal padre sacerdote e da Buppa Town. In tutto ciò Merra, il braccio destro di di Buppa (che avrebbe anche un figlio ancora più crudele di lui, che usa le persone vive come oggetti di arredamento) vuole Kay morto per un motivo sconosciuto allo stesso Kay e che verrà svelato nell'incredibile finale.
Il rap non è esattamente il mio campo da gioco e sono piuttosto allergico ai musical. Ciònonostante (come direbbero gli Elii dei bei tempi) sono letteralmente impazzito per questo film, nel quale si rappa in misura enormemente maggiore di quanto si usino i dialoghi.
Tokyo tribe (tratto dal manga Tokyo tribes) è infatti qualcosa di mai visto prima, il regista Sion Sono mette in scena una specie di coloratissima versione cyberpunk de I guerrieri della notte, o se preferite una West Side Story sotto acido, lungo le strade di una Tokyo distopica e senza regole, se non quella del più forte, i cui quartieri sono sotto il dominio ognuno di una diversa gang. Ci vuole una "mano" registica non banale a tenere assieme un putiferio anarchico di questa portata, ma Sion Sono dimostra immediatamente di avere tutto sotto controllo attraverso l'incantevole piano sequenza che apre il film e che muove dai tetti delle catapecchie fino alla strada, tra decine di personaggi che si accalcano e si scontrano. Attraverso un moderno cantastorie, un rapper/DJ che lega assieme le varie vicende, il plot scorre di evento in evento fino allo showdown, tra più d'una citazione cinematografica (la più gustosa ruota attorno a Kill Bill e Bruce Lee).
Un film che definire sorprendente è poco. Un'opera geniale, lisergica, zeppa di ironia, violenza, sesso, ma anche di amore, fratellanza e sottotesti politici (le guerre non si fanno forse tutte per dimostrare di avercelo più lungo?).
Visionario e imperdibile.
Nessun commento:
Posta un commento