lunedì 14 dicembre 2020

It's never too late to mend: Warren Zevon, Stand in the fire (1980)



Questo recupero è probabilmente solo un pretesto per parlare di un grande songwriter e rocker, che da madre natura ha avuto in dono, in egual misura, talento e cattiva sorte. Vero è che, nonostante la mia passione per Zevon sia arrivata in ritardo, all'indomani della sua grave malattia e al suo album The wind, uscito proprio qualche giorno prima del suo prematuro decesso (2003), sono comunque oltre tre lustri che ascolto i suoi lavori, con una prevalenza per il periodo settantiano (quello del cofanetto della foto, consigliatissimo anche per il rapporto qualità/prezzo) ed è pertanto bizzarro che non abbia mai posato le mie orecchie sul disco dal vivo che esattamente quella prima fase di carriera si proponeva di sugellare (Zevon debutta discograficamente nel 1969, poi si perde in una deriva tossico-alcolica per tornare nel 1976, anno in cui ricomincia ad incidere con regolarità). 

La tournee del 1980, a supporto di Bad luck streak in dancing school, uscito a febbraio di quell'anno, è un successo e, il 26 dicembre, viene celebrata con la pubblicazione di Stand in the fire, il primo album dal vivo di Warren la cui tracklist sintetizza cinque serate sold-out al Roxy Theatre di Hollywood. La prima versione dell'album contiene dieci tracce, successivamente, con l'avvento del compact disc, il lavoro viene rieditato e passa a quattordici pezzi.

Lo stato di forma di Zevon è debordante, la band (sugli scudi in particolare le due chitarre, David Landau e Zeke Zirngiebel nonchè Bob Harris, al piano e sintetizzatore, oltre allo stesso Warren, che si alterna a basso, chitarra, dodici corde e piano) gira che è una goduria. Nonostante abbia un disco ben accolto da critica e pubblico uscito da pochi mesi (Bad luck streak in dancing school), il cantautore nativo di Chicago inserisce nella scaletta del lavoro solo due brani di quell'album (Play it all night long e Jennie needs a shooter), rinunciando anche al singolo più popolare (A certain girl). Una scelta vincente che fa di Stand in the fire un live come si concepivano una volta, cioè un momento di consuntivo, un punto e a capo della carriera, che resiste all'usura del tempo.

Il rocker sembra quasi irridere all'enorme - sia in termini qualitativi che quantitativi -  songbook a disposizione e si concede il lusso di aprire con un pezzo inedito (la title track) e chiudere (nella ten-tracks version) con una torrida cover/medley: Bo diddley's a gunsilnger/Bo Diddley, senza peraltro proferire una sola parola o invitare ruffianamente il pubblico a banali singalong, "limitandosi" ad infilare una serie di straripanti versioni delle sue canzoni, tra le quali Excitable boy, Werevolfes of London (forse il suo più noto successo) Lawyers, guns and money, Poor poor pitiful me, I'll sleep when I'm dead e quella Jeannie needs a shooter scritta a quattro mani con Springsteen e dai lui recentemente pubblicata su Letter to you  in una versione diversissima, e , a parere di chi scrive, minore, di questa. Nel corso dell'esibizione Warren si diverte anche a cambiare parte dei testi, infilando nelle liriche i nomi degli amici Jackson Brown (che l'ha scoperto e lanciato) e James Taylor.

Una volta tanto i quattro brani aggiunti per la versione in CD non risultano in alcun modo superflui o ininfluenti, dato che ampliano lo spettro della cifra stilistica dell'artista, in particolar modo attraverso una Frank and Jesse James suonata in parte con il solo accompagnamento di un piano in stile ragtime e, soprattutto, con la conclusiva e drammatica Hasten down the wind cui fa finalmente prologo un'introduzione parlata nella quale Warren lascia emergere, non senza ironia, i periodi più oscuri della sua esistenza.

Dopo l'anno di grazia 1980 sembrava che le porte del successo si fossero ormai spalancate, per Warren Zevon. Purtroppo così non sarà. Zevon non sbaglierà mai un disco (ne usciranno altri otto, fino al fatale 2003), ma resterà un artista molto più amato dai "colleghi" e amici (suoi fan dichiarati, oltre ai già citati Brown e Taylor, Linda Ronstadt; Willy De Ville; Bruce Springsteen; Ry Cooder; Don Henley; Dwight Yoakam; Billy Bob Thornton ) che dalla grande massa del pubblico. 

Incredibile da credere, ascoltando la musica superlativa contenuta in Stand in the fire.

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