Ho la bozza di un post conservata nell'archivio del blog, nel quale dichiaro non senza un moto d'orgoglio "luddista" di essere uscito dalla spirale delle serie tv e dello streaming, in favore di un ritorno pieno al Cinema.
Non l'ho mai pubblicata perchè mi conosco e so quanto possono essere umorali queste mie "scelte".
Però in linea di massima qualcosa è realmente accaduto nei miei gusti. Raramente le serie riescono ancora ad appassionarmi, credo sia proprio un tema di modalità di racconto, dei tempi morti che, inevitabilmente, si prendono i serial per arrivare al punto, dell'esasperante serialità che spesso svilisce anche le migliori idee, insomma di tutto quello che fa la differenza tra un'opera di un paio d'ore e un prodotto che può trascinarsi per anni.
Ne ho provate diverse, in questo periodo, spesso non sono andato oltre ai primi episodi, raramente concludendo la prima stagione (salvo giusto Fleabag in quanto geniale ed irripetibile). Dopo aver scritto per anni che le serie avevano raggiunto il cinema non sto affermando il contrario, solo ero forse un pò saturo e contestualmente avevo trascurato troppo la settima arte.
Lunga premessa per dire che The Boys rappresenta una gran bella eccezione. Una serie che, pur rispettando tutti i canoni della serialità, e non potrebbe essere altrimenti, visto che è tratta da un fumetto del 2006 tutt'ora in fase di pubblicazione (autore Garth Ennis), innova con irriverenza il genere, andando oltre Watchmen (fumetto che resta un capolavoro inarrivabile, rivoluzionario per l'epoca).
Ma laddove la serie di Alan Moore, pur dentro un'aspra critica sociale politica, continuava a riconoscere una morale, un'etica (magari distorta, in qualche caso fascista) ai suoi super-eroi, per The Boys la storia è completamente diversa.
I Super sono esseri idolatrati dalle masse, recitano sè stessi in mega produzioni cinematografiche, e, solo i migliori di loro, i "Sette, sono gestiti in toto (dall'aspetto social fino al loro affitto a peso d'oro a stati americani i cui capi sono magari in calo di consensi) da una multinazionale, la Vaught.
Ma i Super sono anche esseri lascivi, che frequentano club esclusivi dove si misurano in performance erotiche impensabili per gli umani, nonchè, cosa ben più grave, spregevoli, nel loro totale disprezzo per i "normali" che in realtà non hanno nessun interesse a proteggere. Proprio a causa di queste loro caratteristiche causano innumerevoli "danni collaterali" tra le persone. Danni che vengono accuratamente occultati da media e politica connivente.
Hugh Campbell (Jack Quaid, figlio di Meg Ryan e Dennis Quaid), ultimo di una serie di umani ad aver subito una tragedia tremenda per colpa di un "super", viene contattato da Billy Butcher, un tizio strambo e misterioso che gli propone un obiettivo impossibile: vendicarsi. Attorno a loro si coagulano altri personaggi, a formare una squadra che più improbabile non si può. Questo è il team di sfigati (fino a un certo punto...) che si contrapporrà alla più potente squadra di super eroi esistente: i Sette.
Componente essenziale nella riuscita della prima stagione è senza dubbio il cast, dal quale emergono con personalità Karl Urban (Billy Butcher, il capo dei Boys); Elisabeth Shue (Madelyne Stillwell, ceo della Vaught); Antony Starr (il protagonista di Banshee è Homelander, il più forte dei super eroi, misto tra Superman e Capitan America) e la scoperta Tomen Kapon (Frenchie, hacker/tuttofare dei Boys), senza dimenticare il cameo del sempre apprezzabile Simon Pegg (padre del protagonista Hughie).
The Boys, come detto, non ha la potenza di Watchmen (il fumetto, intendiamoci!), ma in quanto a ritmo, divertimento, gag, tensione e critica sociale si afferma come prodotto d'eccellenza.
La seconda stagione è stata ultimata e dovrebbe uscire nei primi mesi dell'anno.