Spiace dirlo, ma nella terza stagione di Lilyhammer il livello scende molto rispetto alle precedenti. La causa principale è probabilmente da attribuire ad un plot un po' fiacco, compensato dagli autori con un eccessivo ingorgo di storylines secondarie e sottotrame francamente poco convincenti. Ma soprattutto si perde per strada il giusto equilibrio tra commedia e dramma fin qui raggiunto, con diversi scivoloni verso la tragedia che fanno perdere quella sensazione di prendersi poco sul serio, elemento fondamentale quando si tocca il tema mafia in produzioni leggere.
La stagione si salva, oltre che per un sempre godibile Steven Van Zandt, grazie ad alcune ospitate illustri. La prima è quella dello scoppiettante Gary U.S. Bonds nei panni di sé stesso, che interpreta This little girl al Flamingo (il locale di Frank). La seconda, molto più fragorosa, è nientepopodimeno che quella di Bruce Springsteen, in veste di fratello di Frank Tagliano (Little Steven) ma soprattutto nel ruolo di un mitologico killer mafioso che conduce una parallela attività come...becchino.
Bruce non è un fenomeno d'attore, ma sua la parte, per quanto breve, è perfetta: abito elegante, coolness, occhiali scuri anche di notte, poche battute che esaltano l'inconfondibile timbro di voce.
La serie dovrebbe essere conclusa anche se ultimamente si stanno rincorrendo voci di una nuova stagione con un protagonista diverso da Little Steven, che si è chiamato fuori.
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