Prima ancora di ascoltarlo, è bastato uno sguardo alla copertina del nuovo disco di Hayes Carll per captare la distanza tra l'atmosfera delle nuove composizioni e quanto fin qui inciso dall'artista texano. Laddove, nelle immagini delle precedenti cover, aveva sempre trovato posto la figura dell'artista, che, fosse con l'espressione acerba degli esordi o quella scanzonata di KMAG YOYO , era quasi onomatopeica rispetto ai contenuti ironici, allegorici, hillbilly delle canzoni, con Lovers and leavers a campeggiare è un quadro astratto che privilegia i colori freddi e che comunica immediatamente malinconia.
E infatti bastano i primi arpeggi di Drive, l'opener del disco, per vedere confermate le nostre sensazioni: la traccia che serve ad introdurci nel nuovo lavoro è introspettiva e delicata, interpretata con il solo ausilio di chitarra e voce, così come saranno la maggior parte delle restanti nove composizioni.
Carll non è certo un personaggio da prima pagina, per cui non è dato sapere cosa gli possa essere accaduto a livello personale nei cinque anni che separano Lovers and leavers da KMAG YOYO che possa aver così influenzato le sue composizioni. L'unico elemento di vita privata trapelato è la quello relativo alla sua prima paternità, efficacemente documentato in musica da The magic kid, uno dei brani più emozionanti del pattern.
Complessivamente però le liriche mandano segnali contrastanti sullo stato d'animo dell'autore. Se The magic kid scalda il cuore per il non banale testo sul rapporto padre figlio, Good while it lasted, altro highlight dell'album, con rassegnazione riflette invece su una bella storia arrivata al capolinea e You leave alone si spinge addirittura a riflettere con ineluttabilità sull'ultimo viaggio che tutti noi dovremmo affrontare. Ancora, Love is so easy, il pezzo più movimentato e leggero dell'opera, introdotto da tastiere quasi cajun, riporta l'orientamento delle liriche sugli aspetti più spensierati e positivi del rapporto di coppia.
Qualunque sia la ragione emotiva che ha portato il buon vecchio Hayes a modificare il suo stile posizionandolo su un mood così introspettivo ed essenziale, guardando indietro possiamo verificare come altri grandi, ad un certo punto della loro carriera, abbiano compiuto la medisma scelta, lavorando per sottrazione. Per limitarci ai primi che mi sovvengono, l'ha fatto Springsteen con Nebraska, Steve Earle con Train a comin', i R.E.M. con Automatic for the people.
Lungi da me voler affermare che Lovers and leavers sia su quei livelli, ma di certo la suggestione che emerge dal suo ascolto lo colloca senza meno tra i lavori più interessanti dell'anno.
Nessun commento:
Posta un commento