Normalmente non mi piace cominciare ad approcciare band che non conosco attraverso dischi dal vivo, preferisco costruire prima una certa conoscenza dei lavori in studio per arrivare preparato al fatidico momento del live album. Quella dei Blackberry Smoke è la classica eccezione che conferma la regola. Li ho scoperti proprio grazie a questo Leave a scar: live North Carolina per poi andare all'indietro, ripercorrendo gli album che ne hanno costituito l'ossatura.
La band nasce ad Atlanta nei primi anni zero e subito si contraddistingue per l'intensa attività concertistica. Propone un southern rock legato alla solida tradizione di quelle parti, ma ha dalla sua la capacità di tramandarlo attraverso un valido songwriting e pezzi che sembrano già nascere con il marchio dei classici.
Dal 2004 ad oggi pubblicano tre soli album ma suonano dal vivo qualcosa come duecentocinquanta giorni l'anno, consolidando un buono zoccolo di fans, tra i quali figura anche Zac Brown.
Era giunto dunque il momento di elaborare un documento che testimoniasse i chilometri e il pubblico accumulato in tutti questi anni e la band lo fa in grande stile, con un doppio cd (accompagnato da un dvd) da ventidue tracce, nel quale l'alchimia tra southern e country, specialità della casa, emerge in tutta la sua scintillante meridionalità.
Grande spazio è concesso all'ultimo disco pubblicato, quel The wippoorwill, con il quale il combo ha annusato per la prima volta le charts americane. A partire da Shakin' hands with the holy ghosts che apre la tracklist, passando per Six ways to sundays, One horse town, Lucky seven, Pretty little lie la più recente opera dei BBS è rappresentata nella sua sostanziale interezza. Con Son of the bourbon e Lesson in a bottle trova buono spazio anche l'EP country New honky tonk bootlegs che i cinque georgiani hanno pubblicato nel 2008 a ribadire la stretta vicinanza con l'altro genere imperante da quelle parti degli States.
Se vogliamo identificare attinenze e differenze con la band di riferimento di ogni southern rocker che si rispetti, vale a dire i Lynyrd Skynyrd, laddove ad esempio la matrice dei pezzi è molto identificabile con quella dei fratelli Van Zant, lo è molto meno il fattore jam band che porta a dilatare i pezzi dal vivo ben oltre il consentito. In questo Leave a scar solo una traccia, Sleeping dog, lascia andare la briglia dell'improvvisazione oltre i dieci minuti di timing, per il resto è quasi tutto dentro i limiti dei quattro-cinque minuti.
Nonostante il southern rientri solo saltuariamente tra i miei generi preferiti, devo ammettere che ho preso una bella sbandata per i Blackberry Smoke, i cui dischi resistono in buona rotazione sui miei impianti al punto che la band si candida ad essere la miglior (mia) scoperta del 2014.
Tra l'altro, per i primi mesi del 2015 è prevista l'uscita di Holding all the roses, nuova release dei BBS prodotta da niente di meno che da Brendan O' Brien.
Sperando che il noto produttore non condizioni troppo il sound della band, attesa e curiosità sono già a livelli adolescenziali.
Buon segno.