Pur adorandoli, so perfettamente che i Big Country, anche nel momento del loro massimo splendore (1983/1986), non sono mai stati esattamente una band di prima fascia.
Da quando poi, nel dicembre del 2001, il loro leader Stuart Adamson ha trovato definitivo conforto dai suoi demoni personali in una corda appesa ad una trave, in un resort ad Honolulu, il gruppo ha definitivamente perso ogni significato.
Nonostante questo, nel 2007 prima e nel 2010/11 poi, i superstiti della formazione originale hanno ripreso l'attività live, confidando in uno zoccolo duro di affezionati che gli permettesse di vivacchiare con la musica invece di andare a zappare la dura terra scozzese.
Oggi scopro che la band (che ormai rispetto alla composizione originale conta il solo Bruce Watson) sta per pubblicare un nuovo album (The journey, atteso per aprile) a quattordici anni dall'ultima release, e che nell'ovvio tour che lo promuoverà, il 28 maggio farà tappa al Tunnel di Milano. Alla voce, in sostituzione del povero Adamson, un altro reduce del glorioso rock scozzese degli ottanta: Mike Peters degli Alarm.
Ora, secondo voi, l'assoluta consapevolezza di trovarmi di fronte ad una cover band di ultracinquantenni (verosimilmente) alcolizzati impedirà al mio entusiasmo adolescenziale di presenziare all'evento?
3 commenti:
ARGH! Anche se non mi piacevano preferivo ricordarli come erano negli anni 80'!
Sottovaluti l'ebrezza alcolica del singalong...
NO, dico che sono veramente orrendi, che foto pubblichi?
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