Ispirandosi ad un fatto di cronaca che ha coinvolto il boss marsigliese Jacky Imbert , L’immortale (pellicola del 2010) cerca di rinverdire i fasti delle crime stories francesi dei settanta, con la storia piuttosto canonica di Charlie Mattei, un malavitoso della vecchia scuola (dotato quindi di un forte codice morale) al quale non è consentito di ritirarsi dal malaffare per condurre una vita semplice con la propria famiglia. Sopravvissuto miracolosamente ad un attentato, inizialmente sceglie di non vendicarsi, ma di fronte alla brutale uccisione di un suo amico perde ogni remora e si trasforma in un golem inarrestabile assetato di vendetta. Dall’altra parte della barricata unico argine contro la criminalità e la corruzione diffusa è costituito da una poliziotta integerrima ma alcolizzata rimasta vedova di un collega e madre di un bambino piccolo. Difficile trovare una trama più scontata. Così come è scontato il volto del protagonista, che risponde al nome di Jean Reno. Più spiazzante la scelta dell’interprete del boss marsigliese, trattandosi di Kad Merad, attore di lungo corso ma per me indelebilmente scolpito nella memoria come il direttore di filiale delle poste trasferito per punizione in Giù al nord.
Dal punto di vista della regia,
qualche scena interessante si trova, come ad esempio quella conclusiva, fortemente
metaforica, con Mattei/Reno intrappolato da infinite matasse di filo spinato. Segnalo
anche, perché mi ha divertito, un gustoso siparietto sul calcio moderno, ad uno
che fa notare come Arsenal e Inter non abbiano giocatori nazionali in squadra, viene
ricordato che la squadra di Milano ha in squadra almeno un autoctono, Materazzi
. Il primo per tutta risposta mima la famigerata testata di Zidane provocando
l’ilarità generale. Per il resto come dicevo, niente di che, sono sempre più
convinto che Jean Reno, quanto ad espressività e ruoli sia un po’ il Silvester
Stallone d’Europa.
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