Le produzioni MCU sono in crisi, è evidente. Dopo Avengers Endgame, e al netto dei film di Gunn, non solo non è stato più azzeccato un titolo, ma si è sprofondati in bassezze atroci, affidate alla regia di mestieranti intercambiabili, privi di qualunque pretesa autoriale e totalmente condizionabili dalle scelte manageriali della Compagnia.
A ciò aggiungiamoci che i precedenti tentativi col brand F4 sono annoverati a torto o ragione tra i peggiori del genere, ne deriva che il rilancio del progetto nasceva con mille incognite e zavorre. Da questo punto vista mi ha stupito la scelta di girare sì secondo la logica del fan service, ma guardando ai fan della mia generazione, non a quelli attuali. Infatti, la storia si dipana in una terra alternativa collocata in una sorta di anni sessanta americani, nella quale i F4 sono gli unici super-esseri, unanimamente riconosciuti quali difensori del mondo e grazie al genio di Richards hanno creato tecnologie avanti nel tempo di cento anni. La messa in scena, i colori, il contesto rimanda a quel periodo ed è l'aspetto a mio avviso più convincente dell'operazione. Al contrario delle storie a fumetti dell'epoca però, viene ribaltato il ruolo dei quattro eroi: laddove Sue Storm, la donna invisibile, era un personaggio esclusivamente di contorno (in quella fase aveva solo il potere di rendere invisibile sè stessa, non usava i campi di forza come arma e non poteva trasmettere l'invisibilità, elementi questi che negli albi arrivarono molto più avanti) qui diventa la vera protagonista della narrazione, lasciando agli altri un ruolo secondario.
Il richiamo complessivo a quella stagione di ingenuità, di lettori che scoprivano per la prima volta determinati contesti futuristici attraverso lo strumento popolare del comic book e che non stavano troppo a sindacare sulla coerenza scientifica di alcune soluzioni, emerge anche dai piani di questo Reed Richards, che ha la brillante idea di nascondere la terra a Galactus spostandola semplicemente dal sistema solare ad un altro, sconosciuto. E' ovvio che ciò fa sorridere, ma avrebbe funzionato alla grande nel 1962.
Dopodichè, nel complesso, tolti gli aspetti che mi hanno convinto, il film è appena sufficiente (gli ho dato 2,75/5), perchè siamo sempre lì, elementi come: la sceneggiatura - un infinito copia incolla del genere privo di qualsivoglia guizzo - , le incoerenze narrative (una su tutte, ma è cruciale: Galactus è un essere onnipotente che non riesce, trovandoseli di fronte, a prendersi mamma e bambino con uno schiocco di dita - per "citare" la famosa scena di Thanos - ), oltre ad alcune interpretazioni che ho trovato svogliate (Pedro Pascal), un comizio pre finale sempre di Sue urticante nella sua retorica da discount e l'assenza di caratterizzazione di altri personaggi, ad esempio, la Cosa, impediscono al titolo di imprimere una svolta dirimente rispetto al pattume recente del MCU.
Avevo tendenzialmente smesso di guardare (al cinema o su piattaforme) i film Marvel dopo la deriva assunta negli ultimi sei sette anni, per i Fantastici Quattro mi sono fatto trasportare dall'effetto nostalgia, e in effetti, la messa in scena - purtroppo solo quella - mi ha restituito un pò della magia ingenua ed infantile di quelle tavole.

3 commenti:
molto efficace la metafora della merda nel ventilatore. Se è tua, complimenti.
scusa, il commento era mio. Non so perché me lo ha preso come anonimo, al primo giro.
Bella Filo! L'espressione l'ho tradotta in maniera dozzinale dall'espressione anglossassone "the shit hits the fan" (la situazione precipita)
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