Molti anni dopo la vittoria nella battaglia contro gli uomini e la loro cacciata da Pandora, Jack Sully, che aveva rinunciato al suo involucro umano scegliendo definitivamente l'aspetto Na'vi, ha messo su famiglia con Netyri, dalla quale ha avuto tre figli. Ma gli umani non hanno rinunciato a sfruttare le potenzialità di Pandora e anzi ora pensano di trasferirci i terrestri a causa del deteriorarsi della terra. A questo scopo i militari impiantano i ricordi e le attività cerebrali del colonnello Quaritch in un potente corpo Na'vi, mandandolo con un manipolo di soldati su Pandora per pianificare un secondo, decisivo, assalto.
Cameron è uno dei (pochi, ormai) registi che più rappresenta per le major garanzia di successo commerciale e tuttavia si prende tempi tipici dei cinema d'autore, in una contraddizione probabilmente unica nel panorama di questo business.
Colpiti come un pò tutti siamo da incontrollabile bulimia da prodotti audiovisivi (tra serie e film gli appassionati si sparano potenzialmente migliaia di titoli l'anno) c'era il rischio di aver perso magia e sensazioni del primo capitolo di Avatar e quindi, magari, di snobbarne il seguito. I numeri dicono che, fortunatamente, così non è stato e, personalmente, posso confermare che le immagini sono talmente coinvolgenti ed immersive da avere la sensazione che non sia passato un giorno da quando la freccia scagliata da Netyri si è conficcata nel petto di Quaritch, uccidendo il suo corpo umano.
Ma la magia di questo nuovo capitolo è soprattutto legata all'ampia parte del film che si svolge sopra e sotto il mare. Si sa, il filo rosso che lega Cameron all'oceano è solidissimo e di lunga data (Abyss, Titanic) e qui il sessantottenne raggiunge con le immagini di questo elemento un apice di verosimiglianza inarrivabile. Tutte le sequenze subacque, anche grazie al 3D, sono sbalorditive e finanche emozionanti, in particolar modo quelle che vedono protagoniste i giganteschi e meravigliosi Tulkun (enormi ceatacei dotati di sviluppata intelligenza e sensibilità) e insomma basterebbero queste parti per certificare l'elevatissimo rango di intrattenimento di qualità di questo film.
Al netto di una sceneggiatura da molti criticata per la sua semplicità (ma diciamocelo, quanti sono i canovacci narrativi dei film in generale, quattro o cinque? Avatar 2 sta dentro uno di essi) Cameron infila una serie di messaggi stavolta precisi e senza possibilità di fraintendimento. Infatti, dentro l'immaginaria popolazione di Pandora che vive in completa simbiosi e interdipendenza con la natura e gli animali, molto assimilabile ai nativi americani, vive il forte messaggio ambientalista del regista che fa riecheggiare lo scientifico sterminio perpetrato dai suoi eredi anglosassoni. Dentro la spietata e crudele caccia ai pacifici Tulkun per estrarre dal loro cervello una sorta di siero della giovinezza, di nuovo, c'è la denuncia sulla presunta superiorità dell'uomo che per il proprio tornaconto non si cura del dolore e dei danni che provoca a specie, diverse dalla sua, essenziali all'ecosistema. Ma Cameron prende di petto anche la questione razzista, e lo fa nella maniera meno banale, puntando cioè sulle discriminazione tra i Na'Vi stessi (i figli di Sully sono "meticci" e hanno mani umane, a differenza dei nativi che hanno quattro dita), rinfacciando (io penso) agli afroamericani il razzismo che spesso emerge tra loro nelle discriminazioni tra chi è black e chi è brown.
E poi Avatar 2 è un'opera che si prende tutto il tempo che serve, con uno sguardo quasi anni settanta. Anche su questo aspetto molte critiche per la sua durata (oltre tre ore). Ma senza gli approfondimenti sul territorio dei Metkayna, senza la spiegazione dei loro rapporti con i Tulkun, senza le tensioni tra Jack e il figlio adolescente e la nascita dell'amicizia tra egli e il Tulkun reietto, l'atteso scontro finale sarebbe stato ben altra, più banale, cosa. Fortunatamente Cameron è uno degli ultimi registi ad essersi guadagnato sul campo (cioè al botteghino) il diritto al final cut, quindi se vuoi la meraviglia di questo spettacolo ti prendi il pacchetto completo.
Quando si analizza Avatar mi piacerebbe infine si riflettesse sul fatto che parliamo di un film creato su un soggetto e personaggi basati su di uno spunto originale, contrariamente alla dinamica corrente degli ultimi venti, venticinque anni, che vede trasportare su grande e piccolo schermo qualunque opera (fumetti, libri, saghe, videogiochi) già edita, e quindi nota, teoricamente a minor rischio di flop. Gli ultimi soggetti originali quali sono stati? Guerre Stellari? Alien? Terminator? Non mi sembra sia un argomento di poco conto, nel giudizio complessivo su di un progetto, che un film emerga dallo smarmellamento Marvel-DC-Harry Potter-trasposizioni di libri young adult.
Va da sè che, se c'è un film da vedere al cinema, assecondando le "regole imposte", vale a dire il (da me) detestato 3D e relativi (da me) detestatissimi occhialini, beh, quello è Avatar. Prova l'esperienza e capirai perchè. Dopodichè in sala ci si imbatte anche in branchi di giovani che probabilmente avrebbero preferito stare a casa a smanettare il telefonino mentre sul tablet girava una qualsiasi serie, visto il loro continuo e irritante viavai dentro-fuori la sala per buona parte della proiezione e l'attenzione prestata al proprio smartphone invece che alle meraviglie sullo schermo.
Apposto. Che il film m'è piaciuto l'ho detto. La mia parte da sociopatico l'ho fatta. Possiamo chiuderla qui.
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