New Jersey, fine anni sessanta. La mafia italiana agisce da quel lato del fiume Hudson attraverso "Gentleman" Dick Moltisanti e le diramazioni della sua famiglia, su tutti Johnny Soprano. Il sistema patriarcale sul quale di fonda la comunità italo-americana è scolpito nella roccia: gli uomini a svolgere le varie attività (lecite a copertura di quelle illecite) e le donne a casa. Tutti gli uomini sono sposati e hanno una comare (l'amante) fissa, per farci ovviamente le cose che, nella cultura retrograda dell'epoca, non possono/vogliono fare con la moglie, e spesso le consorti (rigorosamente confinate alla gestione di casa e figli) ne sono a conoscenza. Dick ha però diversi problemi: la moglie non riesce a restare incinta, e, allo stesso tempo, il padre torna dall'Italia con una nuova, giovane, moglie, proprio mentre la manovalanza di colore di cui si serve minaccia di ribellarsi.
La conclusione de
I Soprano (qui le recensioni delle stagioni
4 ,
5 e
6), per molti - me compreso - perfetta, combinata con la prematura scomparsa di James Gandolfini, ha lasciato orfani i fan della serie. Detto che sarebbe stato delittuoso dargli un seguito, HBO e gli autori hanno cominciato a lavorare su di un prequel, che è finalmente uscito l'anno scorso. David Chase ha però concentrato la narrazione non tanto sul padre di Tony Soprano, Johnny, che pur compare (interpretato da Jon Bernthal), ma su Dick Moltisanti, papà di Christopher, personaggio importante, ma secondario del serial.
La scelta si è rivelata azzeccata, perchè viene introdotto il personaggio controverso e meraviglioso di un gangster che cerca di compensare i suoi scatti di rabbia e la sua crudeltà (mostrata attraverso due-tre scene intense, ed una, in particolare, splatter) con atti di generosità e, soprattutto, con un rapporto di grande affetto nei confronti del nipote adolescente Anthony Soprano (interpretato da Michael Gandolfini, figlio di James), futuro boss, nonchè, ovviamente, perchè Alessandro Nivola sembra nato per il ruolo, tanto lo veste bene. Non mi ha invece del tutto convinto l'idea di usare Ray Liotta (alla sua penultima prova prima della scomparsa) per il doppio ruolo di padre e zio di Dick.
Anche se il film è perfettamente godibile senza aver visto la serie, è chiaro che ai cultori de I Soprano (produzione che ha fatto costume, oltre a rivoluzionare il mezzo televisivo dei "telefilm") questa pellicola apre il cuore per tutta una serie di ragioni. Gli autori portano infatti sullo schermo alcuni episodi raccontati dai vari personaggi durante le sei stagioni della serie ed è gustoso vederli prendere vita. Poi, è chiaro, godere di alcuni personaggi chiave della narrazione da giovani, con decisioni e accadimenti che si raccordano con i loro comportamenti futuri, fa un certo effetto e ci permette di approfondire le ragioni del rancore accumulato da Junior Soprano, i semi dell'infelicità e della depressione di mamma Livia, l'ignorante spietatezza di Pussy, Paulie e, soprattutto, la verità sui capelli di Silvio (che nella serie sarà interpretato da Little Steven e qui da John Magaro).
Quando poi si arriva alla sequenza finale e parte a tradimento il giro di basso che caratterizza l'open credits theme, Wake up this morning degli Alabama 3, si raggiunge l'estasi.
Tra l'altro, per come è strutturato il plot, nulla vieta di sognare una "trilogia prequel".
Insomma c'è modo e modo di realizzare un prodotto "fan service". I Molti Santi del New Jersey è il migliore possibile.