Totalmente disinteressato ai reboot che ultimamente stanno affollando un asfittico e privo di idee panorama televisivo americano "generalista" (Magnum PI; MacGyver) avevo inizialmente sottovalutato il rilancio di un brand che ha fatto la storia della televisione quale è, oggettivamente, Perry Mason. Non considerando però in questo che la produzione era HBO, la "madre" di tutti i serial adulti. E infatti.
Il Perry Mason 2020 non ha davvero niente a che vedere coi ricordi d'infanzia che abbiamo dello storico telefilm con Raymond Burr. Il protagonista di questa serie (interpretato da Matthew Rhys, volto poco noto nonostante le tante apparizioni tra cinema e tv) è un reduce della prima guerra mondiale (i fatti sono ambientati nel 1931) disilluso, arrabbiato, cinico e sempre pronto alla scorciatoia illegale per raggiungere i suoi scopi (quella conclusiva è davvero vigliacca, anche se a fin di bene). All'inizio della narrazione lo vediamo alla deriva, senza un soldo, con la fattoria di famiglia messa all'asta, indossare sempre gli stessi vestiti sporchi e stropicciati mentre svolge il mestiere di detective privato per conto delle major hollywoodiane in cerca di scandali che coinvolgano i propri attori, allo scopo di avere elementi sufficienti a non onorare i contratti di lavoro. Mason è inoltre divorziato, con moglie e figlio lontani, ed è ancora angosciato dalle azioni che ha dovuto compiere in guerra, oggi si direbbe che soffre di disturbo da stress post-traumatico. L'occasione per emergere da questa situazione senza speranza gli arriverà da E.B. Jonathan (un incantevole John Lithgow), anziano avvocato e amico di vecchia data che ha assunto l'incarico del rapimento con omicidio di un neonato.
Sullo sfondo un'America agli ultimi spasmi del proibizionismo in cui tutti nascondono una fiaschetta di whiskey nella giacca e due problemi grandi come un elefante in salotto, ma che nessuno vuol vedere: la corruzione della LAPD e la questione razziale.
Come si usa nelle produzioni moderne, gli sceneggiatori si tengono rigorosamente nel solco del politically correct e della equa distribuzione dei ruoli delle (termine improprio) "minoranze", infatti nei ruoli storici del fidato detective di Mason, Paul Drake (bianco) troviamo il nero Chris Chalk (12 anni schiavo; Detroit), mentre la storica segretaria Della (interpretata da Juliet Rylance, già vista in Sinister; The knick e McMafia) nonchè il procuratore Hamilton Burger (Justin Kirk, di recente in Molly's game e Vice - L'uomo nell'ombra) sono entrambi omosessuali. Anche l'aspetto femminista della storia è molto caratterizzato, grazie alle storylines proprio di Della, di Sorella Alice (Tatiana Maslany), della vittima/imputata Emily (Gayle Rankin) e di Lupe Gibbs (Veronica Falcòn) l'amante messicana di Perry.
La serie è senza dubbio avvincente, e i personaggi tutti molto ben costruiti, sia nelle caratteristiche caratteriali che nella scelta degli attori (va assolutamente citato anche l'amico di Perry Mason ed investigatore Pete Strickland, interpretato dal notissimo caratterista Shea Wigham), c'è la decadenza, c'è il sottofondo jazz, c'è il sesso e la violenza. Come dicevo, del Perry Mason storico non resta praticamente nulla, nemmeno le famosissime arringhe che facevano crollare i colpevoli sul banco dei testimoni, marchio di fabbrica e momento più atteso del vecchio telefilm. Nel Perry Mason 2020 brandizzato HBO anche questo feticcio viene strappato alla tradizione, perchè, come gli sceneggiatori fanno affermare al procuratore Burger: "nella realtà nessuno confessa alla sbarra".
E così il delitto perfetto, quello di resuscitare un'icona televisiva uccidendone il ricordo, è compiuto. Un altro punto segnato dalla HBO.
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