Oslo,
seconda metà degli ottanta, un gruppo di ragazzi cerca il proprio posto nel
mondo attraverso l'ascolto massivo di musica metal estrema e, soprattutto,
attraverso un atteggiamento oppositivo caratterizzato da una professione di
satanismo intrecciata a filosofie naturaliste e dottrine pagane.
Capitanati
dal più intraprendente di loro, tale Øystein Aarseth, aka
Euronymous, i ragazzi cominciano ad improvvisare la loro musica attraverso una
band chiamata Mayhem, e quando trovano il cantante giusto nello svedese Per
Yngve Ohlin, detto Dead, sembra che tutto cominci a girare nel verso giusto.
Peccato che Dead, vittima di abusi da bambino, soffra di una gravissima forma
di depressione che lo conduce inevitabilmente al suicidio.
Ma
i Mayhem, che hanno costruito un'immagine di satanisti e di cultori della morte, non possono
certo fermarsi di fronte a questa tragedia, anzi in qualche modo ne traggono
vantaggio, mettendo sulla copertina di un loro album le foto di Dead con il cranio
aperto dopo la fucilata che l'ha ucciso e alimentando voci di cannibalismo post
mortem.
All'allegra
combriccola, che nel frattempo ha aperto l'Helvet, un negozio di dischi "a
tema", che funziona da ritrovo per tutti i blacksters locali, si unisce
Kristian Vikernes, un ragazzino goffo e introverso che da tempo ronzava attorno
alla band, ma che dalla quale era stato in precedenza allontanato a causa dei
suoi gusti musicali, pur sempre metal, ma troppo morbidi.
L'insediamento
di Kristian porterà ad un "livello superiore" i comportamenti
anti-sociali/satanici/criminali del gruppo, forzando azioni concrete in luogo
di quella che era solo un'immagine pubblica del gruppo, fino alle conseguenze
più tragiche e drammatiche.
Questo
film meriterebbe due recensioni distinte. Una per il valore in sè della
pellicola. Un'altra per la sua verosomiglianza coi fatti trattati, i famigerati
crimini commessi dal cosiddetto black circle norvegese, nei primi anni novanta.
Da questo punto di vista la pellicola è stata stroncata pressochè unanimemente
dai die hard fan del black metal, d'altro canto anche il libro da cui è tratto, scritto
da Moynihan e Didrik Søderlind, non fu esente da critiche.
Ma dicevamo del film.
La
scelta di storytelling del regista Akerlund premia il personaggio di Aarseth/Euronymous
(interpretato in maniera convincente da Rory Culkin, fratello del noto Macaulay
di Mamma, ho perso l'aereo, e per uno strano cortocircuito,
somigliante in modo impressionante a Fenriz dei Darkthrone), dipingendolo come
un bravo guaglione che usa in maniera innocua e al solo fine di un sano spirito
di ribellione giovanile, coniugato con la volontà di provocare ed ottenere
visibilità per i Mayhem e per la sua carriera di discografico, gli elementi
esoterici, l'anti clericalismo o il satanismo, ma che non torce un capello a
nessuno, nemmeno agli animali che invece il sodale Dead uccide appena ne ha
occasione.
La
macchina da presa sta quindi molto addosso a questo character, non lesinando
primi piani che Culkin gestisce con molta espressività.
Il
doppelganger cinematografico di Euronymous è Kristian (Emory Cohen), aka Varg,
aka Burzum, aka Count Grishnack, che, a differenza di Aarseth, si intuisce
essere caratterialmente complicato, represso ed insicuro, ma al tempo stesso senza remore
morali ne scrupolo alcuno.
Varg appare come un perfetto personaggio di un film dei fratelli
Coen, caratterizzato cioè da quel mix di stupidità, goffaggine e crudeltà,
tipico dei characters che abbiamo imparato ad amare con Fargo (film
e serie), Blood simple o Ladykillers.
Ad
ogni modo il rapporto tra i due è esplorato in maniera abbastanza chiara.
Euronymous è refrattario alla catena di crimini commessi e fomentati da Varg,
ma non può sottrarsi al contesto macabro che lui stesso ha creato, pena la
perdita di "reputazione" e l'estromissione dal circolo.
Attorno
a loro ruotano altri personaggi, il più importante dei quali è senza dubbio
Dead,interpretato da Jack Kilmer (figlio di Val), che si lega profondamente con
Euronymous, il cui ricordo continua a tormentare Aarseth attraverso incubi e
visioni.
Diverso
lo spazio dato a Faust (batterista degli Emperor), il quale emerge dal gruppo
solo quando uccide un uomo che tenta di adescarlo, mentre del tutto estranei ai
crimini sono Necrobutcher e Hellhammer, rispettivamente bassista e batterista
di quella formazione dei Mayhem.
Il
film, inteso come opera di finzione, funziona bene, con una buona la messa in
scena ed un ritmo coinvolgente, di certo aiuta il background del regista che
aveva fatto parte per un breve periodo della formazione dei Bathory, altro
gruppo seminale di metal estremo che, a detta di molti, è il vero progenitore
del black.
La
prima parte di Lord of Chaos cerca di spiegare, sebbene in
maniera sintetica, lo spirito di questo sottogenere musicale, e, anche nel
proseguo, ad un occhio esperto i riferimenti "storici" sono davvero
molti, dal mitologico mercato clandestino dei tape traders, all'odio per qualunque altro genere metal (persino i fondamentali Morbid Angel, in quanto death,
sono definiti posers), passando per l'ammirazione per i Venom, e via
discorrendo.
Il
crescendo degli avvenimenti, dal rancore covato dai due protagonisti, alla
volontà di rivaleggiare con i crimini commessi dagli altri
membri del circolo, alla paura di essere espulsi da quella famiglia
disfunzionale, all'ansia di primeggiare ed essere riconosciuti dalla comunità,
dai media e dall'opinione pubblica, sono resi in maniera efficace, considerato
che si parla di ragazzi in qualche caso nemmeno ventenni.
Ad un livello di sottotesto emerge anche un'assenza del tutto nordica delle
famiglie, i genitori di questi giovani sono, non a caso, sempre fuori campo o
sfocati, si sentono le loro voci salutare i figli che escono o per chiamarli a
tavola, sono loro, i padri e le madri, che si fanno carico dell'affitto del
negozio di dischi di Aarsteh o del debutto discografico di Burzum, senza
accorgersi minimamente di come i loro figli stiano infrangendo le barriere tra il pensiero e l'azione.
Ma
il film mostra anche un agghiacciante realismo nei suoi momenti più efferati, cioè nei due omicidi: le
vittime dei carnefici Faust e Varg muoiono dopo un vero e proprio martirio,
colpite più volte, in un spazio di tempo angosciante ed interminabile.
E,
purtroppo, sulle ricostruzioni dei delitti non può esserci spazio per polemiche o interpretazioni
di sorta, esse rispecchiano infatti fedelmente lo svolgimento dei fatti, come
ricostruito dalle indagini e, nel caso della morte di Euronymous, come
raccontato, senza il minimo accenno di pentimento, anzi con auto compiacimento,
da parte dello stesso Varg, nel film documentario Until
the light take us (il che aprirebbe un enorme dibattito
sull'efficacia erga omnes del modello penale nordico, che
prevede, a scopo riabilitativo, un massimo di pena detentiva di circa vent'anni,
indicativamente la stessa condanna inflitta al terrorista nero Breivik
che, in Norvegia, sterminò settantasette persone).
Ma Lords
of chaos possiede anche una chiave di lettura in qualche modo leggera,
ironica, a partire dalla voce narrante di Euronymous, usata nella modalità
genialmente introdotta a suo tempo da Viale del tramonto, e che,
nelle ultimissime sequenze prima dei titoli di coda, si contrappone, in maniera davvero inaspettata al mood del racconto.
Tornando
per un momento alla realtà dei fatti, è interessante notare come tutta la scena
black norvegese si sia schierata contro il film, proseguendo una tradizione che
la vede opporsi a qualunque "revival" di quegli anni, a prescindere che sia
veicolato da libri, interviste o documentari, nonostante, tutto sommato,
un'importante esposizione potrebbe contribuire, in termini pubblicitari, al
rilancio di band che sono ancora in giro.
E invece, non so se per un integralismo radicale o per una pervicace ricerca del basso profilo, un film che parla di black metal, a causa dell'ostracismo della scena, non ha potuto utilizzare le musiche originali delle formazioni più importanti del genere, infatti, l'attuale formazione dei Mayhem, protagonista della storia, ha negato i diritti alla produzione, seguita a ruota dai Darkthrone e da Burzum. Poi certo, Varg si è fatto ancora una volta riconoscere, criticando anche la scelta "etnica" dell'attore individuato per interpretarlo (di origini ebree), ma nel suo caso non c'è nemmeno da prestargli più di tanta attenzione, nazistello del cazzo.
Ovviamente è stata criticatissima anche la scelta di affidare ai Sigur Ros, che col metal non centrano nulla (anche se ci sarebbe da fare un lungo discorso sull'ambient black), la scelta del soundtrack, che è caduta su Dio, Accept, Sarcofago, Tormentor, Bathory, Grotesque, Cathedral, oltre agli stessi Sigur Ros.
E invece, non so se per un integralismo radicale o per una pervicace ricerca del basso profilo, un film che parla di black metal, a causa dell'ostracismo della scena, non ha potuto utilizzare le musiche originali delle formazioni più importanti del genere, infatti, l'attuale formazione dei Mayhem, protagonista della storia, ha negato i diritti alla produzione, seguita a ruota dai Darkthrone e da Burzum. Poi certo, Varg si è fatto ancora una volta riconoscere, criticando anche la scelta "etnica" dell'attore individuato per interpretarlo (di origini ebree), ma nel suo caso non c'è nemmeno da prestargli più di tanta attenzione, nazistello del cazzo.
Ovviamente è stata criticatissima anche la scelta di affidare ai Sigur Ros, che col metal non centrano nulla (anche se ci sarebbe da fare un lungo discorso sull'ambient black), la scelta del soundtrack, che è caduta su Dio, Accept, Sarcofago, Tormentor, Bathory, Grotesque, Cathedral, oltre agli stessi Sigur Ros.
Personalmente
ho trovato Lord of chaos un film che evita con bravura le
trappole potenzialmente disseminate dentro un'operazione come questa.
Compie delle scelte, romanza la vita del protagonista scelto (Euronymous) in maniera forse discutibile, ma descrive gli eventi, tra fatti oggettivi e leggende tramandate, così come sono andati, o perlomeno come li abbiamo imparati a conoscere.
D'altro canto il regista ammette subito i limiti della verosomiglianza, quando, all'inizio del film, compare sullo schermo l'avviso: based on truth...lies... and what really happened. Come dire: non c'è nessuno al mondo, nemmeno i superstiti a quegli eventi che potrebbe mettere scientificamente in fila tutto ciò che è accaduto, senza che qualcun altro alzi il dito e dica che si tratta di un mucchio di stronzate.
In questo scenario la pellicola passa da una ricostruzione maniacale fin nel più piccolo dettaglio di alcuni aspetti della storia (la casa nei boschi dove si suicida Dead, l'Helvet) a qualche scivolone sentimentale, forse inevitabile visto il profilo mainstream della produzione.
Compie delle scelte, romanza la vita del protagonista scelto (Euronymous) in maniera forse discutibile, ma descrive gli eventi, tra fatti oggettivi e leggende tramandate, così come sono andati, o perlomeno come li abbiamo imparati a conoscere.
D'altro canto il regista ammette subito i limiti della verosomiglianza, quando, all'inizio del film, compare sullo schermo l'avviso: based on truth...lies... and what really happened. Come dire: non c'è nessuno al mondo, nemmeno i superstiti a quegli eventi che potrebbe mettere scientificamente in fila tutto ciò che è accaduto, senza che qualcun altro alzi il dito e dica che si tratta di un mucchio di stronzate.
In questo scenario la pellicola passa da una ricostruzione maniacale fin nel più piccolo dettaglio di alcuni aspetti della storia (la casa nei boschi dove si suicida Dead, l'Helvet) a qualche scivolone sentimentale, forse inevitabile visto il profilo mainstream della produzione.
Per quanto mi riguarda il giudizio è positivo, rafforzato anche da un termometro emotivo. Infatti quando un film mi trasmette qualcosa, nei giorni successivi alla visione continuo a tornarci con la mente.
E, con tutte le sue imperfezioni e i suoi difetti, con Lords of chaos mi è successo proprio questo, al punto da non escludere una seconda visione a breve.
E, con tutte le sue imperfezioni e i suoi difetti, con Lords of chaos mi è successo proprio questo, al punto da non escludere una seconda visione a breve.