I capelli ormai li portano corti, e se li incontri fuori dall'ambito musicale potrebbero tranquillamente apparirti come dei riservati manager della City. In compenso, quando attaccano i jack agli ampli non c'è dubbio alcuno che il fuoco sacro che ha fatto nascere i Thunder quasi trent'anni fa bruci ancora intensamente.
La seconda metà degli anni dieci cattura evidentemente in uno stato di grazia gli storici sodali Danny Bowes (voce) e Luke Morley (chitarre), se è vero che dopo uno iato di sette anni dal non eccelso Bang!, con questo Rip it up siamo per la band al secondo album in due anni, con risultati artistici leggermente inferiori al precedente Wonder days, ma sempre di invidiabile livello.
Ormai i patterns creati dal manico di Morley e dal timbro vocale di Bowes sono inconfondibili. Un marchio di fabbrica magari di nicchia, ma di certo personalissimo, che muove molto su velocità mid tempo pregnanti di melodia, consolidando la tradizione dell'hard rock britannico (No one gets out alive, Rip it up, In another life) senza precludersi sconfinamenti nel rock n' soul (She likes the cocaine) e ballate al posto giusto (Right from the start; There's always a loser).
Insomma, per me è sempre uno smisurato piacere.
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