lunedì 12 agosto 2013

Elio e le storie tese, L'album biango


Col passare del tempo le nuove uscite discografiche degli Elii sono diventate sempre più rare (per dire, solo due releases negli anni zero) e forse anche per questo più attese. Normalmente il geniale gruppo milanese si faceva perdonare la tempistica con album dai testi geniali, suonati sempre più in maniera magistrale. Oggi che la band,tra vari spot e presenze televisive, è diventata sempre più mainstream, e che il suo leader Stefano Belisari ha consolidato la sua notorietà mediatica, erano in molti, tra i fan della prima ora (ed io tra essi) a chiedersi come questo avrebbe inciso sul nuovo disco, L'album biango appunto, uscito qualche mese fa.

Dal punto di vista musicale niente da dire, anzi tanto di cappello a Faso, Cesareo, Tanica e compagnia per la conferma della maestria tecnica raggiunta, pezzi come La canzone mononota (presentata a Sanremo) o Come gli Area, solo per fare due esempi, dimostrano quanto questo gruppo continui a rappresentare un'eccellenza italiana. 
I lati negativi a mio avviso sono invece rappresentati da un indebolimento di quell'imprevedibilità, di quell'irriverenza che ha contribuito a fare degli Eelst ciò che abbiamo imparato ad amare. L'esempio per me più evidente di questo elemento è rappresentato da Lampo, un pezzo per certi versi anche riuscito, nel quale il feroce sarcasmo di Elio si scaglia però contro i fans, rei di importunarlo continuamente con richieste di fotografie. Ora, d'accordo l'ironia sopraffina, ma io ho sempre pensato che la satira debba andare (socialmente) verso l'alto, non verso il basso. Dopo tutto se i membri della band avessero fatto gli scaricatori al Verziere, nessuno oggi gli romperebbe il cazzo (per citare il brano) con richieste continue di foto e/o autografi. 

In buona sostanza il solo pezzo nel quale ho risentito gli Elio e le storie tese che ricordavo è il conclusivo A piazza San Giovanni/Il complesso del primo maggio, vero highlight dell'album, che vede la partecipazione di Eugenio Finardi. 
Per il resto ci canzoni molto buone (La canzone mononota, Il ritmo della sala prove, Enlarge you penis, Amore amorissimo) accompagnate ad altre meno convincenti (fate voi la tara rispetto al resto della tracklist). Anche gli skit (termine usato nell'hip hop per identificare le pause parlate tra una traccia e la successiva) funzionano a corrente alternata: eccellenti quelle che riprendono gag storiche (come l'epocale "c'hai figu" o quella dell'aspirante concorrente di "Amici" della DeFilippi), mentre ho trovato molto svogliata e buttata lì la partecipazione di Fiorello.

Che poi magari il problema sono le mie aspettative troppo elevate, ma insomma, anche per l'affetto che mi lega a questa band non posso negare la delusione per una release che arriva dopo gli invece ottimi Studentessi e Gattini (che era una raccolta di successi re-incisi ma che suonava come un disco nuovo) L'impressione più sgradevole al palato è che gli Eelst si siano un pò ammorbiditi, istituzionalizzati...imborghesiti. Ecco, l'ho detto.

6/10

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