sabato 8 giugno 2013

Chronicles 18

Mio padre è stato sin da tenera età un attivista del sindacato e un militante del Partito. Quando si entrava insieme in un negozio per comprare qualcosa e si scontrava con prezzi oggettivamente esorbitanti, polemizzava sempre col bottegaio prima di andarsene senza comprare niente. Io lo seguivo in silenzio ma intanto mi domandavo perchè mai non si limitasse a non acquistare senza fare tutto quel casino. 
E mo che c'azzecca sto flashback? Penserà qualcuno. Prima un'altra premessa. Nelle prime pagine di Wild Thing (di Max Stèfani), si ricorda come, nei settanta, da parte dei gruppi più radicali della sinistra ci fosse la convinzione che la musica dovesse essere gratuita, ragion per cui, quando veniva annunciato un concerto (a pagamento) partiva la campagna diffamatoria sull'artista in questione, puntualmente seguita, il giorno dello show, da disordini dentro e fuori il palazzetto (situazione questa che, tra l'altro, ha tenuto alla larga dal nostro paese i grandi gruppi stranieri per molto tempo).
Ecco, con un esempio personale ed uno che fa parte della storia del paese, riflettevo sul come siamo passati da una fase nella quale tutto era scelta di campo politica ( i miei coetanei possono tranquillamente ricordare come vestiti, scarpe, zone delle città, tipo di musica ascoltata e film visti: ogni singolo elemento quotidiano era elemento di feroce discussione) a quella specie di grande marmellata nichilista nella quale siamo oggi immersi per cui ormai nessun comportamento ci indigna più, o se lo fa, non produce effetti più rilevanti di qualche post scandalizzato sui social network.
E' superfluo sottolineare come quelli dei settanta fossero comportamenti eccessivi e francamente esagerati ma insomma, mi sembra che, tra i due estremi nemmeno questo sia proprio esaltante. Per rimettere in moto il motore basterebbe magari (a partire da me, primo degli anestetizzati) anche solo un pò più di intraprendenza nelle questioni giornaliere che hanno riflessi sulla comunità e sulla vita sociale (non so, banalmente: chiedere sempre lo scontrino ai soliti furbetti), fare in prima persona invece di delegare sempre ad altri,  reagire con iniziative alle cose che c'indignano.

Tra l'altro, per onestà, devo confessare che la vera molla che mi ha spinto a scrivere questo post non è stata un litigio col droghiere perchè ha taroccato la bilancia o chissà quale altra nefandezza subita, ma semplicemente vedere un non più giovane attore lombardo fare da testimonial ad una catena di negozi di compravendita di oro, tipologia commerciale da sempre borderline tra dubbia provenienza della merce acquistata e sorta di approdo disperato per chi attraversa fasi drammatiche della propria esistenza (in questa fase sono in tanti). L'attore in questione (per il quale pure provavo simpatia), non può essere boicottato, visto che non fa film da secoli, però insomma, sarebbe curioso vedere la sua reazione se, incontrandolo per strada invece dell'autografo qualcuno gli dicesse: " 'A Renà, ma te servivano proprio gli spicci per 'er mutuo?!?".

Come al solito ho divagato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perchè nichilista? Il nichilismo almeno crede nell'annullamento, nell'inutilità della vita. Quello che viviamo è molto peggio, è qualunquismo, la cultura del "tanto sono tutti ladri e io che mi ci metto di mezzo a fare", dell'aperitivo, dei vestiti firmati del "toglietemi tutto ma non il mio Iphone5"...

monty ha detto...

Hai ragione