lunedì 4 luglio 2011

I heard the marching of the drum



Siamo abituati ad artisti che vanno a ripescare la musica dei sessanta, dei settanta o degli ottanta. Si può anzi dire che la maggior parte della musica che ascoltiamo oggi affondi le sue radici proprio in quelle decadi. Quasi nessuno però, nemmeno in ambito strettamente jazzistico, osa creare musica originale spingendosi indietro fino agli anni venti. Beh, almeno fino all'avvento di Stoneking.

Questo folkloristico australiano (nome per esteso Christopher William Stoneking, cresciuto fino all'età di nove anni con suo padre tra gli aborigeni) dalla voce alla Louis Amstrong, propone un patchwork davvero suggestivo, tra blues primoridale, gospel, dixieland, una sezione fiati da cui prevalgono basso tuba e tromboni e atmosfere da club fumosi del primo dopoguerra giù a New Orleans o ad Atlantic City (cito questa città perchè proprio in questo periodo sto guardando il serial Boardwalk Empire, la cui colonna sonora ricorda molto la musica di Stoneking).

Già l'apertura con la titletrack ci porta per mano in questo imprevedibile viaggio, che ha poi le sue fermate più suggestive in Brave son of America, Housebound blues (cantato da una voce femminile che non sono riuscito ad identificare), The love me or die (in odore di calipso), I heard the marching of the drum, e nel teatrale finale di The greatest liar.

Pensavo fosse nuovo, ma disco è del 2008. Recupero consigliato.

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