La metamorfosi è completa, i Black Crowes hanno assunto il ruolo che in fondo era previsto per loro fin dall'inizio dalle sacre scritture del rock. Quello di band classica fuori dal tempo, alla Grateful Dead, alla Little Feat o alla Allman Brothers per intenderci. Formazioni che (lutti permettendo, o nonostante essi) vivono on the road, non hanno più bisogno di incidere materiale nuovo e portano in giro le radici della musica americana mischiando le sue influenze più nobili.
E' a questa conclusione che arrivo ascoltando Croweology, antologia dei classici dei Corvi Neri suonati ex-novo e unplugged (non inganni il termine, gli strumenti ci sono tutti) in occasione del ventennale del combo dei fratelli Robinson, caduto nel 2010 (Shake your money maker era del 1990).
Sono il boogie più tradizionale, il blues e gospel (ascoltate la straripante Morning song), già presenti nella cifra stilistica della band, ma qui enfatizzati al massimo splendore, a sciogliere il vecchio cuore di un dinosauro che perde più di un colpo davanti a queste versioni, ai sensuali cori femminili, all'incessante lavoro del pianoforte, all'armonica, alla voce di Chris (forse meno potente ma mooolto più calda), al mood complessivo dell'album.
Per rafforzare la mia teoria iniziale chioso dicendo che Croweology succede a Before the frost...Until the freeze, doppio album registrato in presa diretta dal gruppo durante un autoesilio in un'enorme casa (ricordate l'esordio di The Band?) e che tra le bonus tracks della raccolta troviamo Willin' dei Little Feat.
Il cerchio è chiuso.
1 commento:
Ah, mi piacciono assai
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