La seconda stagione di Romanzo Criminale riprende le fila del discorso esattamente là dove era stato interrotto. Con il Libanese steso sull'asfalto dopo essere stato colpito a morte da un commando in motocicletta e la banda che cerca di trovare il responsabile dell'agguato e al tempo stesso capire se è in grado di sopravvivere senza il suo leader carismatico. Una mano a scegliere gliela daranno mafia e camorra, che hanno già individuato nello scaltro Dandi il successore al titolo di re di Roma della mala.
Il periodo storico coperto va dal 1981 al 1989 e i fatti che si intrecciano con gli affari della batteria, sono la vittoria dell'Italia al Mundial di Spagna, l'ascesa dei palazzinari, l'arresto di Buscetta, il malaffare dietro alle grandi opere per Italia 90, l'avvento del flagello dell'AIDS, il crollo del muro di Berlino. All'interno della banda della Magliana, laddove c'era voglia di rivalsa sociale, spirito cameratesco e un codice d'onore, per quanto deviato e violento, s'insinuano invece sospetti, doppi giochi, tradimenti, defezioni, lotte e vendette intestine.
La batteria, tra uccisioni e galera, perde i pezzi, la forbice rappresentata dalle personalità del Dandi e del Freddo diverge sempre più, provocando in pratica l'implosione del gruppo. Il destino non farà sconti a nessuno, senza guardare in faccia a buoni o cattivi e alle sfumature che stanno in mezzo.
Il periodo storico coperto va dal 1981 al 1989 e i fatti che si intrecciano con gli affari della batteria, sono la vittoria dell'Italia al Mundial di Spagna, l'ascesa dei palazzinari, l'arresto di Buscetta, il malaffare dietro alle grandi opere per Italia 90, l'avvento del flagello dell'AIDS, il crollo del muro di Berlino. All'interno della banda della Magliana, laddove c'era voglia di rivalsa sociale, spirito cameratesco e un codice d'onore, per quanto deviato e violento, s'insinuano invece sospetti, doppi giochi, tradimenti, defezioni, lotte e vendette intestine.
La batteria, tra uccisioni e galera, perde i pezzi, la forbice rappresentata dalle personalità del Dandi e del Freddo diverge sempre più, provocando in pratica l'implosione del gruppo. Il destino non farà sconti a nessuno, senza guardare in faccia a buoni o cattivi e alle sfumature che stanno in mezzo.
Tiene botta la seconda stagione di Romanzo Criminale. Tiene botta nonostante l’inevitabile calo di tensione causato dall’assenza di un personaggione come il Libanese (Francesco Montanari) e nonostante a sto giro venga narrata la fase meno "esaltante" delle gesta di questi delinquenti. Ha ragione da vendere Stefano Sollima (il regista) quando definisce la season 2 più come il secondo tempo di un film piuttosto che una canonica seconda stagione di un telefilm. Concetto questo dimostrato anche dall'epilogo della storia, che ci rivela l'identità del personaggio visto, ai giorni nostri, nel prologo della prima serie.
Il livello rimane dunque significativamente alto, rispetto al panorama medio, non solo televisivo, italiano. Alcune sequenze sono infatti girate con una maestria e una professionalità tutta cinematografica, cito come esempi la scena del regolamento di conti tra il Freddo e un doppiogiochista della banda nelle campagne fuori Fiumicino, con i passaggi degli aerei che entrano nei dialoghi come a congelare il tempo; la scena d’amore tra il Freddo e la new entry Donatella, nella quale la macchina da presa indugia sulle dita dei due che scorrono, sfiorandole, le cicatrici che marchiano i rispettivi corpi nudi, mentre a livello di spettacolarità è impossibile non segnalare il capolavoro di tecnica rappresentato da un piano sequenza che si conclude con l'esplosione di un auto che sbalza un uomo a metri di distanza.
Di nuovo mi piace evidenziare anche l'eccezionale utilizzo di canzoni pop a completamento delle immagini. Il prologo che narra l'origine del nick name del Bufalo si apre ad esempio sulle note di You really got me dei Kinks, le ultime immagini che portano ai titoli di coda sono sorrette da Liberi Liberi di Vasco Rossi. In mezzo si va da Lilli di Venditti a Shout dei Tears for Fears.
Volendo cercare una morale nella storia di una sanguinaria associazione criminale che ha flagellato l'intero paese mi farei aiutare da un'immagine che è probabilmente una metafora semplice ma efficace delle istituzioni non corrotte di quell'epoca: il commissario Scialoia (per lui, cavaliere senza onta e paura, un finale davvero sorprendente) pestato fino a subire menomazioni permanenti e gettato agonizzante in un'immensa discarica di rifiuti. Volendone cercare un'altra, i criminali più pericolosi e spietati sembrano essere quelli che si vedono solo di sfuggita, sempre eleganti, a stringere mani e firmare progetti di edilizia, gli intrallazzati, i palazzinari, quelli che, per citare il Dandi, "i soldi li fanno firmando dei pezzi di carta e no cò e pistole".
Da vedere.
1 commento:
Visto il tempo inclemente, ieri sera mi son chiuso in casa e ho finto di vedere la serie...concordo in tutto e per tutto con la tua recensione...spettacolare!!!
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